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Autogestione.

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Sono tornata al paesello dopo mesi, 'una settimana senza Pennello' continuavo a ripetermi mentre disponevo meticolosamente jeans e pullover in valigia. Inutile dire che al Sud c'è stato un sole pazzesco fino al giorno prima del mio arrivo. Inutile dirlo. Una settimana di pioggia e freddo.
Oggi però vi scrivo da 4lee, sciarpa e guanti anche in casa. Ma anche questo è inutile dirvelo.
Quando si dice goditi il presente e non pensare al futuro. Ben mi sta.

Dicevo, una settimana e nella mia mente si affollava una serie di immagini catastrofiche ma prima tra tutte il profilo di Pennello che si aggira per casa, nudo, con un cartello al collo e la scritta 'AUTOGESTIONE'. Panico. Terrore. E' solo un brutto sogno, Emy. Rilassati.

'Ciao Penny ci vediamo tra una settimana, c'è dell'insalata in frigo, fanne buon uso'.


Giorno 7: svolto a destra e, terrorizzata, mi rendo conto che la casa è ancora in piedi, nessuna puzza di bruciato, nessuna corona di fiori è fuori al cancello, la cassetta della posta è vuota, non c'è dell'organico riversato alla bene e meglio in strada. Il peggio è passato, mi sono detta.
Forza e coraggio che si entra. Un sms di Andrea mi informa che Pennello è andato via 48h prima e che non ha fatto ritorno. 'Non ti ha detto dove andava?' 'Non ricordo, come per la maggior parte delle cose che dice, non ho prestato attenzione'. Fantastico!
Varcata la soglia di casa Penny mi accoglie con un sorriso disarmante (giuro, mi sono sentita una merd*na!) e di li a poco ha iniziato a chiedermi come stavo, cosa ho fatto, cosa ho mangiato, ecc ecc... E' stata una sensazione strana (ero quasi commossa hahaha) ma dal suo sorriso ho capito che era felice di rivedermi (forse felice è esagerato?) e mi sono sentita come quelle maestre stronze che rivedono i loro alunni dopo decenni e si sentono dire 'grazie a lei ho imparato molte cose, alcune delle quali mi sono state di estremo aiuto nel corso del tempo'. Quindi ecco sarò anche stronza, autoritaria e nazista (cit.) ma se Penny è felice di rivedermi vuol dire che lascerò la mia impronta nel mondo. -fine del momento strappalacrime, mettetevi comodi-

-Che danni hai fatto? Sentiamo! Sono pronta a tutto!
-Ho solo rotto il bicchiere con i barbapapà versandoci del caffè bollente.
- ...
-Bè in confronto alla bottiglia d'olio in frantumi faccio progressi, no?
- ...
-Era il tuo bicchiere preferito?
-SI!
-Avresti dovuto vederlo, si è crepato in cinque pezzi.
- ...
-Ho anche fatto una foto!

Disse quello che vedendomi fotografare la lasagna vegana (capitemi, era un momento storico!) homemade esordì con 'noooo, ma quanto sei hipster!'.

Pennello 1-0 Emy segnatevi questo avvenimento.

Ho un figlio monello di nome Pennello.

L'enigma è risolto. Lo so che aspettavate una risposta, trepidanti.

''Pennello ma...fammi capire, perché passi le ore sotto la doccia?''
''Hai ragione, ti preoccupi per lo spreco di acqua?''
''Sì, esattamente. Ho deciso che le bollette le pagheremo in base ai cm di altezza''
''Hai ragione (aridaje!), ora ti spiego..''

Ce l'abbiamo fatta, il quarto segreto di Fatima sta per essere svelato. Pulisce minuziosamente le fughe tra le piastrelle? Attende che la crema depilatoria agisca? Conta i giri della lavatrici? Pennello, rendimi edotta. Sono pronta a tutto.

''....ho un problema con i capelli, te l'ho detto. Sono grassi e quindi ci metto più tempo a lavarli''.

Ahhhh. Ma allora dillo. E io chissà che mi credevo. La mia povera mente distorta ha peccato e chiede scusa. Umilmente scusa.

Io vivo col terrore che tocchi a lui il turno delle pulizie ed oggi, guarda un po' che c*lo, è esattamente il suo turno delle pulizie. Ore 10: di Pennello neanche l'ombra e considerato che impiega mediamente 3ore per stanza ho iniziato, dopo un rapido calcolo, a preoccuparmi.
Ore 12: Pennello esce dalla stanza, mi calo nei panni di un monaco buddista e fingo stupore dinanzi al ''sì lo so che oggi è mercoledì'' ''ciao Pennello'' ''sì, ciao! Nulla volevo dirti che sono un po' indaffarato ma quando torno giuro che pulisco'' ''vai tranquillo, mi casa es su casa''.
Ore 13, bussano alla porta:  ''Amore?'' ''sono Pennello, posso entrare?'' ''Ehi dimmi tutto, ti hanno amputato le braccia e non puoi pulire?'' ''Oggi è una di quelle giornate in cui va tutto storto, tutti i negozi sono chiusi'' ''scusa che ora è?'' ''dovrebbe essere l'una'' ''appunto'' ''devo comprarmi uno shampoo, oggi mi vedo con una tipa, non posso continuare ad usare il bagnoschiuma''.

Piccola e doverosa parentesi: Penny ha smesso di usare il suo raffinatissimo shampoo L'Oreazz dal giorno in cui l'ho informato, inci alla mano, dello schifo contenuto in esso, consigliandogli piuttosto di usarlo per lucidare gli anfibi, di friggerci le patatine, di rifilarlo al peggior nemico. Fai tu, gli ho detto. Questo a quanto pare mi ha preso alla lettera e ha pensato bene di sostituirlo col bagnoschiuma. Sì, sempre L'Oreazz. Perché non ha capito un Cazz.

''Sì, ma ora pulisci?'' ''Sì sì, mi faccio una doccia e poi pulisco, a proposito, dovete andare in bagno per caso?''. Voglio moriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiireeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee.


Ore 15: lo vedo in accappatoio che passa la ramazza in bagno (sorvolo sul fatto che avrebbe dovuto prima asciugare il pavimento e poi), grido al miracolo e mi rintano in stanza, speranzosa, non prima di essermi cavata gli occhi e di avergli ricordato che ci sarebbe la bolletta di internet da pagare.
La sua risposta è stata ''ehm, sono senza soldi ma giusto oggi devo andare a vendere dei giochi al Gamestop. Ci tengo a pagare eh, ma se me ne scordo sapete dove abito''. Ceeeerto.

Compongo il numero della clinica psichiatrica Briarcliff e chiedo conforto. Urgente conforto.

Ore 16: lo stronzo stavolta bussa ad Andrea (aguzzo l'udito a mò di Setter inglese) e gli spiega che sì ha iniziato a pulire ma che ha urgenza di uscire ''torno tra un'ora e finisco''. Mi lego mani e piedi alla sedia per evitare di palesarmi in corridoio e urlare. Non sarebbe un bello spettacolo, mi dico.

Non so dove sia andato, so solo che ha lasciato le penne rigate nello scolapasta, la passata di pomodoro sul fuoco ed è uscito. Quest'uomo sta minando la mia già precaria serenità mentale e sta mettendo a dura prova il mio scarno repertorio delle imprecazioni.
Ricapitolando: da me viene a bussare quando ha bisogno di conforto (?!), di sfogarsi, di olio extravergine d'oliva, soldi e proroghe varie; da Andrea bussa quando ha fatto qualche cazzata e non ha il coraggio di rivolgersi a me. Bene. Chiamalo fesso.
Sono diventata madre, saltando a piè pari gestazione e travaglio, e non lo sapevo?


Corso di yoga o clinica psichiatrica?

Voglio morire. Ma non asfissiata.

''Andre ho voglia di junk food''
''(ride) Tipo?''
''Tipo patatine''
''Pistacchi no?''
''NO.''

Il giorno dopo, mi squilla il cellulare:
''Sono al supermercato, che junk food vuoi?''
''Sempre loro, le patatine.''
''E' tutta robaccia non riesco a scegliere il meno peggio.''

E fu così che ripiegai sugli anacardi. Tre. Visto mai che mi facciano male. La taglia 42 ringrazia.
Andrea non è solo un fidanzato versione basic ma sa essere, all'occorrenza, un nutrizionista, uno psicologo, un insegnante di matematica, un cuoco provetto, un apriscatole, un aprilattina, ecc...

Ma veniamo al punto, a quel punto in cui mi ritrovo spesso a dire ''Pennello è a lezione? Dio ti prego fa che non torni''. Avete presente quelle mamme esasperate che bramano la riapertura delle scuole a settembre? Ecco, questa sono io il fine settimana. Mai stata così devota.
La prima volta che vidi Pennello, alla domanda ''di dove sei?'' mi venne risposto ''sono romagnolo, vivo a Cittàcolmaredimelma''. Perfetto, mi dissi, questo ogni fine settimana se ne torna da mammà. Indossai i panni di Mara Maionchi e, ammiccando verso Andrea, pensai ''ha l'X factor, prendiamolo''. Povera stolta. Questo con la madre manco va d'accordo.
Solo il giorno dopo, a sbornia finita, mi resi conto che in realtà avevo fatto una gran cazzata. Perché? Perché se uno ti dice che è romagnolo, a te cretina la prima cosa che deve venire in mente è ''quindi questo al massimo si leva dalle palle per 24h a settimana''. E fu così che dissi addio alle trasferte settimanali di ogni studente fuori sede che si rispetti.

ore 10:00
''Dove vai con quel borsone sdrucido?''
''Torno a casa, sto andando in stazione''
''E quando torni?''
''Domani pomeriggio.''
''Ah.''

Mi cade la mascella, la terra trema ai miei piedi e BUM! vengo risucchiata nel vortice della mestizia.

Il bagno non è mai stato così sporco come in questi due mesi; chiude la porta e ciao, ci si rivede tra un paio d'ore. Roba che se è mattina e hai appena mangiato l'intero reparto ortofrutta del conad o la fai nel secchio o ti attacchi alla porta. Insomma, qui necessitiamo di organizzazione. Pennello si difende con ''sono sotto esame, devo studiare, bevo molto caffè e il caffè si sa che'' (evito di riportarvi le testuali parole), Andrea con ''io mangio la frutta e si sa che''. Ogni mattina è un delirio.

Dicevo, il bagno è perennemente sporco e/o sottosopra. Il pavimento post doccia non ve lo sto a raccontare. Io sono dell'idea che, due ore devono pur passare, questo si faccia le treccine al pube e precisamente nel bidet. Non vedo altra spiegazione al tempo che passa e allo schifo nel suddetto. Povera ingenua. Quando è sotto la doccia poi ciao proprio, ci si rivede l'anno prossimo se tutto va bene. E anche qui ti siedi, congiungi indice e pollice e ripeti OOOOOMMM! per darti un tono.

''Pennello, è tardi, ho fretta, fammi andare in bagno!''
''Cooosa? Non sento, sono sotto la doccia!''
''Lo vedo che sei sotto la doccia, posso farmi il pediluvio nel corridoio da quanta acqua c'è!''
''Ma sono entrato appena 10minuti fa!''
''Non credo proprio, fai presto che è tardi (cit.)!''
''Se vuoi puoi entrare!''

Se vuoi puoi entrare, mi fà. Che c'è di male infondo, io sono solita pisciare urinare mentre un soggetto alto due metri fa capolino dal box doccia che gli sfiora la giugulare. Mi piace proprio tanto farlo. Finalmente esce, tiri un sospiro di sollievo (quando va male trattieni proprio il fiato e preghi per non morire), ti dici ''è fatta, almeno per un altro paio d'ore il bagno e libero!''. No. Non. Nein. Nuu. Nei. 不是. Errore. Sbagliato. Bella, hai capito male. Frena. Sirene a tutto spiano. Ricalcolare il percorso. Ci hai creduto. Prendilo in quel posto.
Tempo dieci minuti è di nuovo dentro a sgranare il rosario, probabilmente.

Manca poco che affitto un orto nelle vicinanze, con tutto sto fertilizzante sai che melanzane vengono fuori?

Evoluzioni domestiche e sessuali.

Vivo con due uomini che se messi uno sull'altro raggiungono i 3.70m di altezza, capite quindi che le ragnatele agli angoli delle pareti non ci fanno più paura e nemmeno la polvere sugli stipiti (sì, non fate quella faccia e andate a controllare i vostri).
Come dite? Non vi ho ancora presentato il mio nuovo coinquilino? Pennello è un personaggio succube della depressione, di un rapporto malato con le donne e della calvizie. 

''Pennello cosa sono queste pasticche al lievito di birra? Sballano?''
''No, sono per i capelli. Perdo i capelli a causa dello stress''
''Ah ok, ma posso usarle per far lievitare pagnotte?''
''Sì''

Ha 21 anni, ''studia'' roba che farebbe venire l'orticaria ad un gatto nudo e ascolta i Daft Punk. 
Ha un passato difficile fatto di capelli lunghi, brillantina e musica rap su palchi pericolanti di un paesino in c*lo ai monti. Ma guai a dirgli ''raccontami di quella volta in cui eri un cantante''.
Sono ormai due ore che è chiuso in bagno, con la musica a palla, per lavarlo. Quando si deciderà ad uscire saprò dirvi se si è trattato di un lavoro certosino o se era impegnato a spinzettarsi il monociglio. Amante dei calzettoni bianchi di spugna e poco incline a seguire la moda (give me five, brò) ci sequestra durante il giorno per raccontarci le sue vicissitudini presenti e passate.
Io dall'alto delle mie esperienze di donna stronza approfittatrice di uomini servizievoli e innamorati cerco di scuoterlo da questa ipnosi amorosa che lo costringe a sorbirsi tutti gli aspetti negativi dell'essere l'amico cesso delle donne e nessun aspetto positivo (sì, proprio nessuno). 

''Pennello ma sono le 08:00 e sei fradicio, dove ca**o hai passato la notte?''
''Ero da Lesbica1 che ha litigato con Lesbica2 e voleva che la facessi distrarre.''
''Sesso sfrenato? Li avevi i preservativi? Andreeee li abbiamo i preservativi?''
''No, macché. Guarda non te lo racconto, me ne vergogno troppo.''
''Avete giocato a saltare nelle pozzanghere e tu la tenervi in spalla mentre lei accarezzava la Luna?''
''Quasi.''
''Metti su il the, ho tutta la mattinata libera.''

Inciampa nei suoi stessi piedi e fino ad ora ha fatto più danni della grandine a maggio (leggasi: bottiglia d'olio, piena, in frantumi.Vetri rotti perfino nelle mutande e non vi dico le bestemmie). 
Però una cosa buona l'ha fatta, mi ha fatto conoscere lui e ieri sera ero con le lacrime agli occhi, letteralmente, un calice di lemon soda alla mano destra mentre con la sinistra mandavo un sms ad Andrea ''sì amore tutto bene, non ha tentato di stuprarmi, tu? La Maremma è rigogliosa?''.

Pennello tutto sommato ci piace, ha scelto di vivere con noi perché la casa in cui era prima è sede di numerosi rave party (tracannava bicchieri da acqua pieni di rum con conseguenze devastanti) e con noi dice di volersi rilassare. Fratello sei nel posto giusto, qui i rave party te li sogni e i bicchieri te li tiro appresso se non pulisci. (Peli pubici nel bidet a parte, sembra una persona ordinata).

''Che buon odore quest'origano, posso usarlo?''
''Viene dalla Sicilia, l'abbiamo comprato online''
''Sicura che sia origano?''

Dico ''tutto sommato ci piace'' perché io ogni tanto vacillo ma poi mi dico ''Emy pensa al passato! Fatto? No non il passato di verdure, l'altro! Fatto? Ecco.''


Lanzarote: vi racconto il mio viaggio

(parte 1)

Approfitto di questa pessima giornata piovosa e forlivese per raccontarvi della mia (necessaria) vacanza sull' isola di Lanzarote, alle Canarie. Lanzarote è famosa per i suoi vulcani, in particolare per l'eruzione del 1730 durata sei lunghi anni. L'isola infatti è caratterizzata da immense distese di lava solidificata, di cenere, lapilli, anfratti rocciosi e decine di crateri. Roba che sono stata incollata al finestrino dell'auto per tutto il tempo, con gli occhi sbarrati e l'espressione inebetita. Indescrivibile.


Giorno 1: dopo sei lunghe ed estenuanti ore in aeroporto, a Bologna, e dopo quattro ore di aereo siamo finalmente a Lanzarote. Ci consegnano la macchina (Payless, Fiat Panda: impeccabile!) e raggiungiamo Puerto del Carmen (abbiamo alloggiato presso Apartamentos Las Acacias: consigliatissimo! Economico, a pochi minuti da Avenida de las Playas e dai supermercati). Rifornimento di frutta e dritti in spiaggia. Il clima è perfetto: umidità tollerabile e caldo sopportabile per tutta la durata della vacanza, a parte qualche nuvola passeggera.
Unica pecca: in generale non c'è granché da fare la sera, salvo romantiche passeggiate sul lungo mare e capatine nei negozietti di souvenir.




Giorno 2: cartina alla mano, diretti al mercadillo di Teguise. Le stradine di Teguise si animano solo la domenica, con mille bancarelle e musica dal vivo. Lasciamo la macchina in un parcheggio vicino e ci inoltriamo a piedi. Un must sono i gioielli fatti a mano impreziositi da pietre laviche e olivina, come anche i prodotti di bellezza all'aloe vera (causa restrizioni del bagaglio a mano, non ho potuto portare a casa nessuno di questi miracolosi flaconi, dannazione!). Ho lasciato un pezzo del mio cuore alla bancarella dei churros e un altro a quella delle papas arrugadas.


Di nuovo in marcia ma questa volta verso la zona più settentrionale dell'isola. Mirador del Rio
offre il panorama più spettacolare di Lanzarote, si affaccia sull'isola Graciosa ed è una delle cinque attrazioni incluse nel biglietto turistico (costo complessivo 30 euro) seguita dalla Cueva de los Verdes, 1km di tubo lavico percorso con l'ausilio di una guida.


Labirinti sotterranei e grotte mozzafiato, in una delle quali è presente un auditorium che ospita concerti musicali con cadenza mensile. Al termine della visita, la lava solidificata offre una piacevole sorpresa (non fate come Andrea che se l'è rovinata!).
Abbiamo concentrato le attrazioni a nord dell'isola in un unico giorno, in modo tale da poterci fermare di tanto in tanto e godere dei panorami che da soli costituiscono un' attrazione imperdibile: le strade passano tra queste immense distese di lava e vulcani imponenti (Andrea ha maledetto più volte il fatto di essere alla guida mentre io non riuscivo a contenere il mio stupore!).
A pochi passi sono situati gli Jameos del Agua, i quali devono il nome alla presenza di un lago interno, situato sotto il livello del mare e popolato da minuscoli granchietti albini. Si tratta di una formazione geologica, all'interno del tunnel vulcanico derivato dall'eruzione del vulcano Monte de la Corona. Visita breve e interessante, inclusa nel biglietto.



Ultima tappa è il Jardin de Cactus, realizzato da Cesar Manrique. Si tratta di un anfiteatro suggestivo con millemila cactus da ogni parte del mondo, dai più classici e imponenti ai più teneri ed esclusivi. Da non perdere.



Giorno 3: Playa de Papagayo, a sud dell' isola. Una spiaggia meravigliosa all'interno di un parco naturale protetto (l'ingresso costa 3euro e ne vale decisamente la pena). Acqua gelida e cristallina. Colti di sorpresa dai numerosi nudisti e armati di maschera e boccaglio ci siamo goduti questa esperienza a totale contatto con la natura. Della serie: cose che non avresti mai pensato di fare.
A pochi metri altre spiagge (Caleta de Congrio, Puerto Muela) caratterizzano la costa ma per me il primo premio va a Papagayo. Se passavate da quelle parti avrete di certo notato Andrea che tagliava a metà un melone con un coltello da trenta centimetri, fregandosene di tutto e tutti.


Dopo aver cenato a Playa Blanca (memorabili i miei dieci minuti di sclero immotivato!) e aver passeggiato al porto Marina Rubicon mi sono concessa dieci minuti davanti allo specchio ad ammirare la già evidente abbronzatura agognata.

Giorno 4: diretti ad El golfo, sulla costa occidentale. Suggestiva e imperdibile è certamente la laguna verde (merito dell'olivina) all'interno di un cratere formatosi direttamente sulla costa.
Per raggiungerla è necessario percorrere una montagna di sabbia e pietre (decisamente instabile) in cui ho creduto di rimetterci le penne.


Dopo essermi rifocillata con una deliziosa baguette del luogo, abbiamo raggiunto Los Hervideros: una scogliera lavica incantevole, con percorsi e terrazzine ricavate all'interno.


Prima di recarci al Parco Nazionale di Timanfaya, ci siamo fermati per qualche minuto ad ammirare le Salinas de Janubio all'interno di una laguna di origine vulcanica, estese per centinaia di metri. Il Parco è una delle mete più incantevoli, sembra di essere sulla Luna. Lo si percorre, purtroppo, in pullman con un giro di 40/50 minuti. La guida raccontava dell'eruzione avvenuta nel 1700 e in alcuni punti mi ha assalita una malinconia improvvisa. Non so spiegare il motivo, è stato un turbine di emozioni. Al termine del giro, viene mostrato un vulcano ancora attivo e alcuni gyser artificiali. Consiglio di pranzare al ristorante del posto, la vista merita ancora qualche minuto.



Non paghi di tanto splendore, nel pomeriggio, abbiamo raggiunto la celebre spiaggia dei surfisti, ovvero Caleta de Famara (credevo di rifarmi gli occhi stavolta, dal momento che Andrea per tutta la durata della vacanza ha potuto godere di fanciulle in topless non indifferenti, ma anche di ottuagenarie disinibite). Spiaggia stupenda, panorama instancabile e meraviglioso.
All'interno dei tipici muretti in pietra lavica (cociovi) abbiamo goduto di un po' di tregua dal vento e ammirato le onde.



Giorno 5: siamo tornati a nord dell'isola ma questa volta per fermarci a Caleton Blanco. A causa del brutto tempo (ha piovuto per qualche minuto ma il cielo è rimasto coperto per tutta la giornata) non abbiamo goduto appieno dello splendido panorama. Una lunga distesa di sabbia bianca, anticipa e caratterizza una sorta di piscina naturale dall'acqua bassa e molto fredda.




Altre coppie, come noi, se ne sono fregate del brutto tempo e si sono immerse in quei pochi minuti di sole. Memorabile la mia figura di mer*a con dei turisti spagnoli.
Prima di tornare a Puerto del Carmen, abbiamo superato Orzola per un paio di km e raggiunto Mojon Blanco, per essere sicuri di aver immortalato tutto il Blanco possibile.


Giorno 6: è il penultimo giorno e decidiamo di rilassarci in una spiaggia vicina, Playa Chica, riservata e tra gli scogli (o forse dovrei dire ancora pietra lavica?). Indimenticabili le orde di subacquei per i quali Andrea ha provato profonda invidia (in realtà più per le mute che per il resto).

Giorno 7: decidiamo di chiudere la vacanza salutando il mare a Playa Quemada, dalla caratteristica sabbia nera. Anche qui nudismo rulez ma quello che non dimenticherò mai è il percorso ripido e sterrato, rigorosamente a piedi, impreziosito da mie numerose ed eterogenee imprecazioni (Andrea davanti continuava a ripetere quanto io non fossi abbastanza selvatica, contribuendo ad incrementare il mio disappunto), che mi ha permesso di raggiungere la spiaggia.




Al ritorno, abbiamo scoperto che la scalata verso la morte era evitabile percorrendo una scorciatoia tra gli scogli (che volpi siamo!).

Giorno 8: ''Andre insomma è l'ultimo giorno?'' ''Sì''. Superato il gate con alcune banane e qualche pietra lavica in valigia, siamo arrivati a Bologna alle 15:00. Auto, aereo, pullman, treno e bici, tutto in 10 ore. Altro che Triathlon. Abbiamo disfatto le valigie e siamo andati a letto distrutti e malinconici.

In sostanza, consiglierei questa meta?
Assolutamente sì, se amate la natura in tutti i suoi aspetti (non vi è flora a Lanzarote, ribadisco!) e volete concedervi una settimana di pace interiore, è il posto che fa per voi.
A questo post seguirà quello relativo al cibo perché sì, si può essere vegani e felici anche alle Canarie.

Wrecking ball. Le mie.

Li sentite anche voi i 'porca eva' di la? E' Andrea che guarda la Fiorentina. 
Le sentite anche voi quelle frasi sconnesse dalla finestra? Sono i vigili del fuoco che ci tengono a farci sapere che jhznxiuqka. Ecco. E' domenica. Se aguzzate le orecchie riuscirete perfino a sentire i tifosi allo stadio e le cassiere del Conad felici all'idea di tornare a casa per farsi un mazzo tanto. Insomma, un bel quadretto. E poi ci sono io, coi pantaloni alla zuava e una maglietta che pubblicizza narcotici, che mi fisso i piedi.

Dove eravamo rimasti?
Ho una dirimpettaia vegana e un coinquilino quasi vegetariano. No, Andrea non ci ha ripensato. Sì, Insy ha tagliato la corda. Sì, sono molto felice. Sì, io con i maschi vado d'accordo. No, Andrea non è geloso (al momento?!). Sì, sono molto felice. Sì, ciaoinsytantebellecarecose. No, non me lo sono cercato. Sì, è stato tutto un caso.
Sì, ne sentirete delle belle.



Iniziate a tremare, i vegani conquisteranno il mondo MUAHAHAHAHA


Quella disgrazia chiamata amore.

E' stato mentre passavo l'aspirapolvere che ho deciso di scrivere questo post. Le parole scorrevano veloci nella mia mente tanto che ad un certo punto ho pensato sarebbe stato meglio spegnerlo per fiondarmi al pc. Ha prevalso il buon senso, ho riavvolto il filo solo dopo aver assolto ai miei doveri di massaia rimasta a casa mentre la famiglia è al mare. Risultato?
Non ricordo più cosa avrei voluto dirvi ma in compenso ogni singolo granello di polvere è finito nelle fauci del malefico elettrodomestico. E' qui accanto a me, l'ho lasciato in modo tale da poterlo contemplare nella speranza che mi illumini nuovamente.
Ricordo che mentre, sotto minaccia materna, tiravo avanti il letto per non dare modo alla polvere di copulare indisturbata, alla radio davano Alfonso-Levante e mi sono ritrovata a ripetere con particolare enfasi quella frase che fa u-uh-uh-uh-uh-uh che vita di mmmmmerdaaaaa.
Ahhhh. Mi sono proprio sfogata. Complice il fatto di essere sola e di poter dire liberamente ogni genere di parolaccia. Dovete sapere che in casa mia ogni genere di espressione gergale e/o scurrile è bandita. Quando faccio notare a mia madre, in preda a un fragoroso Vaffa, che ha infranto la regola, lei sorridendo mi risponde ''io sono sposata, posso''.
Detto ciò, è a causa del fatto che sono a Forlì da X anni, lontana da orecchie familiari, che ho preso pessima l'abitudine di infilare la parola cazzo in ogni frase.
E' disdicevole per una signorina, lo riconosco ma non riesco a controllarmi. Mi perdonerete.
Qualche giorno fa però ho egregiamente aggirato la suddetta regola esclamando ''Màààà però che palleeee'' e mia madre dalla stanza affianco mi ha prontamente urlato ''Ma però non si diceeee''. Son troppo ganza io, avevo gli occhi lucidi per la commozione. I'm trasgressive, I'm anarchic.
Settimana scorsa al mare, mia cugina (età: anni venti) si è rivolta alla sua nipotina (età: anni due) dicendole ''quanto sei stupida'', mia madre ed io, rabbrividendo, ci siamo capite con uno sguardo che era un misto tra sdegno e intesa. Give me five, mum.
Quindi ecco, salvo rare occasioni, ringrazio mia madre per avermi insegnato le buone maniere.
Mamma io da grande voglio essere come te anche se spesso penso il contrario, ciao.


Perché sono rimasta a casa? Potrei cominciare col parlarvi di questo, tanto il perchè del 'che vita di merda' è facilmente intuibile. Non l'ho deciso io sappiatelo, è stato il quaderno di matematica a suggerirmi di farlo e dopo una lunga e animata discussione con il suddetto, sono giunta alla conclusione che sì, era proprio il caso di assecondarlo.
Vi è mai capitato di studiare e di distrarvi pensando agli escamotage più disparati per smettere di farlo senza sensi di colpa? Ai tempo del liceo, la tasca quadridimensionale di Doraemon è stata la mia fonte di ispirazione. Bastava chiedere e quel fottuto gattaccio in sovrappeso esaudiva ogni desiderio. Spesso, tra un paragrafo e l'altro mi ritrovo a sperare di memorizzare il contenuto di un libro semplicemente poggiandolo dieci minuti sulla testa. Et voilà! Quand'è l'esame, domani? 'Nnamo regà!
Ma l'idea del secolo mi è venuta mesi fa, in preda all'ansia pre-esame di microeconomia. Ho desiderato possedere una tipografia. Avrei stampato formulario e quaderno sulla parte anteriore di una felpa (sul retro qualche citazione di Fabio Volo, a mò di repellente!!) che da lontano non sarebbe sembrata altro che una disgustosa felpa da destinare alla Caritas. Sarebbe stato fantastico, altro che scritte sotto la suola delle scarpe.
Io sono troppo avanti e lo studio resta indietro (cit.)

Ognuno ha un peso da portare con se'' dice Neffa. Ecco và, vado a mettere l'aspirapolvere a posto che è meglio.

P.S. Siete in vacanza? No? Allora descrivetemi le vostre fantasie da studio più perverse e geniali. Passo e chiudo.

Passion Fruit Raw Food a Rimini: esperienze nude e crude.

Come vi avevo preannunciato su facebook, venerdì scorso ho fatto una capatina alla gelateria Passion Fruit a Rimini, di recente inaugurazione, tra le cui specialità (granite siciliane, composizioni di frutta, frullati, centrifugati, estratti e gelati (anche con latte di soia) prevede anche menu crudisti. Cos'è il crudismo, vi starete chiedendo (no? leggete e zitti). 
Per raw food si intende appunto cibo crudo, anche detto cibo vivo, quindi allo stato naturale o al massimo essiccati ad una temperatura non superiore ai 43°, intendendo con questo il mantenimento di tutte le proprietà organolettiche, dalle vitamine ai minerali agli enzimi.

Quindi, cosa mangiano i crudisti? Verdura, frutta, semi e frutta secca.
Non viene aggiunto nè zucchero nè alcun tipo di farina di cereali quindi tutti i cibi crudisti sono adatti ai celiaci (ottimo, no?).


Confesso di essere stata per lungo tempo un po' scettica al riguardo, in quanto per nulla al mondo potrei rinunciare a pane e pasta (avevo detto così anche delle mozzarelle dite? Avete ragione) ma dal momento che adoro sperimentare ogni cosa ed essendo Rimini sufficientemente vicina a Forlì, ho deciso di sperimentare per voi. 

Il menu del giorno prevedeva i classici spaghetti di zucchine (gli zucchinetti ndr.) conditi con basilico, mandorle e pomodorini, cracker di semi di lino essiccati e un happy burger (un ''burger'' vegan, con peperoni, pomodori e altre verdure). Tutto squisito se non fosse per la quantità. Rapporto quantità-prezzo decisamente deludente (5 euro per un misero burger sono troppi!). Questa inoltre la foto su facebook che mi ha tratta in inganno: qui. Dannazione! Happy burger but sad me.


Cous cous raw (ottimo e molto estivo, super consigliato!) con verza.


Crostatina con crema alla vaniglia e frutta (non so voi ma appena ho letto il prezzo sono impallidita: 5 euro, 2 cm di crostata), bon bon (3 pezzi, 1euro) e biscotto crudista (2 pezzi, 1 euro). I dolci sono deliziosi: chi non ama il cocco e le mandorle?.


Ribadisco, tutto buonissimo ma prezzi decisamente stridenti con la quantità fornita e questo secondo me lascerà a pancia vuota numerosi clienti abituati alle ''abbuffate''. 
La posizione del locale non è proprio ottimale, infatti é la parte opposta della strada ad essere quella più trafficata e ''da passeggio'' visti i numerosi locali e negozietti.
Cibi sani, nuovi, decisamente poco conosciuti (ahimè) ma non troppo valorizzati; poca visibilità è infatti data alla scritta raw food (un peccato, i turisti non mancano di certo) al contrario della più gettonata gelateria frutteria. 

Super consigliato il gelato. Era ormai un anno che non mangiavo un cono al pistacchio e nocciola.
I coni (o cialde) sono infatti privi di latte e uova (evviva, niente più odiose coppette di carta!) e il gelato al pistacchio è buonissimo (mai, da nessun'altra parte, ho trovato il pistacchio con latte di soia).

Cibo ottimo ma se devo fare un appunto è sulle porzioni un po' misere: il locale è aperto da poco e confido nel fatto che le quantità vengano riviste. Vi consiglio certamente di recarvi sul posto dal lunedì al mercoledì perché è presente Daniela, che potrà deliziarvi con numerose altre preparazioni (anche qui, se posso permettermi, scelta decisamente sbagliata, avrei puntato di più sul week end).

La gelateria frutteria Passion Fruit si trova in viale Regina Elena, 54 a Rimini, il servizio è take away e l'orario di apertura è dalle 10 alle 24. Se ci andate, non mancate di farmelo sapere.






post non sponsorizzato      

Il classic menu dei romanzi rosa.

Se c'è una cosa che odio dei libri, sono i libri che trattano storie d'amore. Tuttavia, finisco sempre per chiuderne uno e aprirne un altro. Lo chiamano masochismo. Non starò qui ad elencare titoli, me ne vergognerei parecchio, sappiate solo che non si tratta di Harmony.
Parliamone. Lei è sempre -l'ormai banale- donna post separazione (lui è morto, lui l'ha mollata per un'altra, lui si scopre gay e via così) che giura solennemente a se stessa di non volersi più innamorare. Tempo 10 pagine e te la ritrovi lì che sbava sul barista che le versa gin tonic come fosse acqua e aspirina per alleviare le pene d'amore.
Ma lei no, perdindirindina no, non si innamorerà, lo giura sul rum e pera.
Tempo 20 pagine è nel retro bottega a fotografare la collezione di farfalle. Ma lei no, non si voleva innamorare. Tempo 60 pagine, si trasferisce da lui e copulano come ricci, al mattino, dopo pranzo, prima della pennica, prima di cena, dopo cena. Ottimo, altro che Brioschi.

Poi c'è lei, quella che gli uomini so' tutti stronzi, che mo ve' meno a tiro a tutti. Si avvicina il bello del college e lei se la tira (tirarsela is the new repellente) come fossero tagliatelle fresche all'uovo.
E lui che fa? Accetta la sfida, è la donna che fa per lui (maddai? non l'avrei mai detto), tutte cadono ai suoi piedi ma lei no, lei è impassibile, deve essere sua. Tempo 20 pagine, è al party di fine anno che fa a cazzotti con uno che ci prova con lei (spesso lei è in bagno con uno che tenta di stuprarla ed arriva lui, a mò di apparizione divina) e sangue e budella e brandelli vari sparsi sul muro.
E lei ''oh mio eroe'' seguito da ''ma allora è geloso! ma allora è cambiato!''. Sì perché lui solitamente se le tromba tutte a tiro e al mattino è tutto un ''arrivederci e grazie''. Non ve lo sto nemmeno a dire come finisce, no? Foto appese al muro, appartamento vista mare, i preservativi li buttiamo che tanto non ci servono più, Enzo Miccio ad organizzare il matrimonio. Sì, lo so, solo letture impegnate io.

Poi c'è lei, single, incazzata con il mondo e l'amica storica fidanzata con un reperto archeologico. L'amica è sempre lì che la sprona ad uscire, e vieni qui, e vai lì, e ti presto questo e mettiti quello che oggi trombi sicuro. Ma no, lei no, non si è depilata l'inguine e non lo farà per non cadere in tentazione. Varcata la soglia del pub, direzione free drink, tempo 10 pagine è nel guardaroba a limonare duro con uno che ''ma come non lo conosci? Quello è Richard Ravensburger (nome pomposo a caso!), lo vogliono tutte, che culo hai amica mia?''. Pacche sulla spalla, gridolini isterici di eccitazione, girls power abbestia e via a rifarsi il trucco per tornare il pista. Che sballo.

Ma veniamo alla parte migliore. LUI. Lui nella maggior parte dei casi ha un passato tormentato (vedi poker, lotte clandestine nello scantinato del vecchio frantoio) e non ha mica voglia di impegnarsi, però l'ormone che balla il twist CELA. E niente, prima una, poi l'altra e n'altra ancora, come fossimo ai provini di Jersey Shore. Ed è bello, ragazze mie quanto è bello? E' sempre bello, laccato, muscoloso, tatuaggi tribali sulle chiappe che scosta un po' lo slip che sò curiosa?.
Deve andarvi proprio male e si tratterà di uno spiantato che però è un genio, un fuoriclasse del baseball, sempre biondo, solitamente riccio e spettinato che fa tanto roar! E che non te lo fai uno così? 'Spetta un po' che mi inciprio il naso e torno, nun te move.

Però, però, però, potrà capitarvi di imbattervi in Lui, il vero Lui, lo scarto dei romanzi new adult. Ricco, casini in famiglia (che finchè mi passano gli assegni e mi fanno il pieno alla Porche, va bene!), lo incontri a fare l'autostop in Arizona perchè c'ha troppo sbatti di prendere l'aereo e ha voglia di cambiare vita, che si sa uomo avventuroso sempre focoso (era così, no?).

Oppure lui (il migliore!!!) quello che l'ha vista lì sola, a fare la fila al Conad e non sia mai che qualche pervertito le faccia del male, che le raccoglie lo spicciolo caduto alla cassa, che le sorride e ''ti va un milkshake qui dietro l'angolo?'' e che fai non accetti? E' uno sconosciuto sì, ma se avesse voluto farmi del male, mi avrebbe già picchiata a colpi di carrello e mi avrebbe stuprata nel magazzino sul retro. La trama si infittisce. Ed è tutto un offrire qui, lì, ''te lo pago io il coast to coast stai tranquilla piccola'' (quel piccola che vuoi o non vuoi la scioglie) ''poi però andiamo a sbollire a Bali, che tu c'hai i casini tuoi, io ho i casini miei''. I love you baby, you're the sunshine of my life. E te pareva oh.

(continua...)


S.O.S.

Io comunque non ho capito una cosa, da quando google reader è defunto non vi leggo più.
Come diavolo posso fare per ricevere gli aggiornamenti? I più arguti si facciano avanti.
Necessito di un' applicazione android sul cellulare in modo che quando in tv parlano della Fiorentina io possa mettermi a letto, dando le spalle ad Andrea, e leggervi tranquillamente.

Il caffè macchiato, viziato.

C'è che il tirocinio è finito. C'è che mentre tornavo a casa, pedalavo piano e piangevo. C'è che sono troppo sentimentale alle volte ma lo so, mi mancheranno. Mi mancherà la sveglia alle otto, mi mancherà il dottore che spalancando la porta e, ormai non più sorpreso, mi accoglie con un sorriso disarmante ''ah Emilia, sei tu, anche oggi sei la prima''. Mi mancherà attivare il telefono, impostare la schermata delle mail sapendo che a Barbie Capoufficio farà piacere, che mi sorriderà dicendomi semplicemente ''ohh, grazie''. Mi mancherà aprire il libretto, segnare le ore, contare quanto manca alla fine e pensare ''caxxo, manca poco''.
C'è che se potessi domattina mi presenterei in ufficio e direi ''dottore, io voglio stare qui, mi tenga'' per poi pentirmi e pensare a quanto sono patetica.
Mi mancheranno, tutti. Mi mancherà il caffè macchiato di soia. Mi mancherà porgere la bustina dello zucchero al dottore che mi guarda e dice ''no eh, lo voglio anch'io di canna''.
La verità? Mi mancherà parlare con gente che mi vuole bene, che mi ascolta, che mi aspetta e che mi saluta dicendomi un sincero ''a domani''. E io voglio bene a loro. Mi mancherà parlare con gente.
La verità è che ho lasciato una piccola parte di me in quello studio, la storia dello zucchero raffinato, il mio essere puntuale, il mio ''dottore lo chiami e gli dica di venire a pagare santo cielo'', il loro ''Emilia sei una tosta tu'', la pila sistemata dei fogli di riciclo, il mio ''guardate che a sorpresa torno e se trovo i fogli di nuovo ammassati mi incavolo''. Tutto, ogni singolo istante passato in quell'ufficio mi mancherà. Dannazione. (L'avete già pensato che sono patetica?)

''Emilia, lunedì è il tuo ultimo giorno?''
''sì dottore, non me lo ricordi''
''io non te lo firmo il libretto così tu continui a venire''.


La verità è che il libretto è qui, bello che firmato, che attende di essere consegnato. La verità è che continuo a leggere queste poche righe e a commuovermi.
Ho imparato tanto e non mi riferisco a quelle stupide pratiche, nè tanto meno ai codici degli f24 e a come si compila un verbale. No. Ho imparato che non sono così antipatica come la gente mi fa pensare, che sono in grado di instaurare amicizie, che c'è gente che trova piacere nella mia compagnia, che mi invita ad uscire, a mangiare, che si confida. Con me.
Ho due amiche ora, ci sono uscita, ho riso, le ho spronate a farsi avanti con i ragazzi e loro hanno cercato invano di convincermi nel folle acquisto di una gonna a righe.
''Non ci provare a tornare in Puglia senza avvisarci, dobbiamo vederci per un aperitivo'' e avrei voluto tanto risponderle ''ma chi caxxo ci è andato mai ad un aperitivo, Barbie'' così come avrei voluto dire ''Barbie guarda che io non mi piaccio per nulla anche se continui a dirmi che sono bella e che posso mettermi tutte le gonne di questo mondo''. Barbie è stupenda ma non ci crede.
La verità è che tutte le volte ho notato gli sguardi degli altri su di me e avrei tanto voluto prendere a ceffoni quei maschi incapaci di andare oltre le apparenze, di pensare che se una ragazza non è proprio carina non è detto che non abbia nulla da offrire. E se ho pensato questo vuol dire che ho frantumato quella barriera invisibile che mi impediva di voler bene, sinceramente, ad una donna.

C'è che mi hanno insegnato tanto e non mi riferisco ai collegi sindacali nè alla relazione degli amministratori. C'è che una sera, Barbie, accompagnandomi a casa mi ha detto ''grazie per la compagnia'' e io mi sono limitata a dirle ''di nulla, grazie a te piuttosto'' consapevole di non aver detto tutto quello che avrei voluto, racchiudendolo in un semplice e banale grazie.

''Emilia quando ti laurei diccelo che noi veniamo''
''dottore ma no, tanto alla triennale nemmeno si discute la tesi''
''e che importa, tu mandami una mail che veniamo''.

Quando oggi ho salutato tutti, pur sapendo che almeno le Barbie le avrei riviste, ho notato il dottore commuoversi. Caxxo, ho pensato, questo vuole farmi piangere qui davanti a tutti.
Ma non ho pianto. Ho pensato a tutte le cose belle che mi sono successe in appena 100 ore, a tutti i sorrisi e ai loro ''questo non lo sapevo!'' quando me ne uscivo con qualche curiosità delle mie, di quelle che leggo solo io e che stupiscono sempre.

''Emilia l'ho raccontata a mia moglie quella storia che ci hai raccontato ieri''
''dottore, gliel'ho detto che non sarebbe più stato lo stesso''
''e oggi che ci racconti?''

Intelligente.Colta. Brava. Io mi sottovaluto sempre, troppo, e quelle righe mi daranno la forza necessaria a superare gli ultimi ostacoli perché quella mail la devo mandare, la voglio mandare.

E vaffanculo ai vorrei, agli avrei dovuto.

ATTENZIONE! ATTENZIONE!

Informazione di servizio: dal 1° luglio google reader chiude i battenti per cui se avete voglia di continuare a seguirmi dovete cliccare qui  per ricevere i prossimi aggiornamenti.



Per i blog che vorranno fare altrettanto, consiglio il tutorial di Vaty: qui.


La scoperta del secolo: la coppetta mestruale

No, non avete sbagliato blog. Sì, voglio proprio parlarvi della coppetta mestruale.
Ho sentito sbuffare un paio di uomini qui in prima fila, li invito quindi a lasciare il posto alle donzelle in fondo, sì, proprio voi che storcete in naso. Se invece siete uomini e amate le vostre donne, dovete restare. Vi sto per presentare una soluzione economica al costosissimo anello che avete intenzione di regalarle per il prossimo anniversario e non solo, dopo averla provata non potrà fare altro che ringraziarvi. Quindi mettetevi comodi, tutti.

Non è un segreto il fatto che io sia vegana e nemmeno che io sia curiosa al punto da non lasciarmi sfuggire niente. Pare che ogni donna durante la sua vita fertile consumi circa 10.000 assorbenti. Ripeto: diecimila. Una cifra esorbitante soprattutto se si pensa al fatto che tonnellate di rifiuti del genere sono difficili da smaltire. E noi all'ambiente ci teniamo, vero? Ma prima ancora, teniamo a noi stesse, veeeero? Fate sì con la testa.
La coppetta mestruale venne ideata negli anni '30 ma per una serie di motivi, per lo più tabù, non fu commercializzata a dovere. Male. Molto male.
La utilizzo da qualche mese e posso dirvi che mi ha cambiato la vita. Umh, forse la 'vita' è esagerato ma posso certamente dire che mi ha cambiato 'quei giorni lì'.


Insomma, di cosa si tratta? E' prodotta con materiali morbidi (quali silicone, lattice, tpe..) e, udite udite, anzichè assorbire il flusso, lo raccoglie. Esistono svariate marche e la scelta verte su alcuni fattori: se si hanno avuto parti naturali o si sono superati i 30 anni è indicata la taglia più grande, se si ha meno di 30 anni e non si hanno avuto parti invece, è preferibile la taglia più piccola.
Tuttavia, se si ha un flusso abbondante è preferibile la taglia grande. La coppetta può essere indossata fino a 12 ore consecutive, in base all'intensità del flusso; cosa vuol dire quindi? Che non dovrete più correre in bagno, nè costringere l'amica o il fidanzato a controllare che non vi si sia macchiato il jeans, insomma starete tranquille per un bel po' di ore. 
Avete presente il caldo, il mare, la piscina? Bene, dimenticatevi i cattivi odori tipici dell'assorbente di plastica (tra l'altro, andate un po' a vedere in che modo vengono sbiancati i tamponi e gli assorbenti...sconvolte? Anch'io!) e gli amici che si divertono in acqua mentre voi siete sotto l'ombrellone in pantaloncino (sì, il pantaloncino, pessimo!) a fare cruciverba.
La coppetta è ideale e potete star tranquille che una volta posizionata starà lì, aderente alle pareti vaginali, a fare il suo dovere e non dovrete minimamente preoccuparvene. 

Veniamo al dunque? Come si utilizza direte voi. Semplice, la prima volta e tra un ciclo e l'altro, sarà sufficiente sterilizzarla in acqua bollente e poi, quando necessario, la dovrete estrarre, svuotare nel water o nel bidet, sciacquarla sotto acqua corrente e reinserirla.
Tempo necessario: 3 minuti. Gioia: tutta la vita. 


Scoprirete, e questo è un segreto, che il ciclo vi durerà molto meno (garantisco io, donne!) perché il flusso non dovrà percorrere il canale vaginale per intero ma verrà prontamente raccolto dalla coppetta e in pochi giorni avrete già riposto la coppetta in attesa del prossimo ciclo.
La parte migliore qual è? Se il comfort non fosse sufficiente a invogliarvi all'acquisto, pensate solo al risparmio economico. La coppetta va acquistata una volta, la cifra si aggira tra i 15 e i 30 euro massimi, e vi durerà per 10 lunghi anni. Diminuiscono i rifiuti e aumentano i quattrini risparmiati. 
Non è forse solo questa, una buona ragione per passare alla coppetta?
Lo so cosa state pensando: le infezioni, le irritazioni. Nessuna infezione ma anzi diminuiranno cistiti e candide, essendo il materiale, antiallergico.

Potrete acquistare la coppetta su questo sito: https://www.coppetta-mestruale.it/coppette.php
La coppetta è comodissima, posso garantirvi che non la si sente neppure. Dovete provarla e poi tornare a ringraziarmi. Conosco un sacco di donne entusiaste dell'acquisto, potete voi, invece, elencarmi le donne soddisfatte degli assorbenti? Ve lo dico io, nessuna!
A questo proposito esiste una pagina facebook (cercate: Donne con la coppetta) e una miriade di video su you tube che vi verranno incontro qualora aveste necessità di consigli sull'acquisto o sull' utilizzo; insomma, per qualsiasi dubbio. Sul sito che vi ho elencato sopra, per ogni coppetta che selezionerete c'è una descrizione dettagliata per aiutarvi nell'acquisto.
Inoltre, potete chiedete a me se avete qualche domanda (o remora) specifica.

Dite pure addio a quegli odiosi golfini arrotolati alla meglio in vita, agli assorbenti nascosti nella manica della maglia per andare in bagno. Non dovrete più chiedere un'assorbente in prestito, nelle emergenze, all'amica e neppure camuffare un assorbente di riserva, in borsa, per evitare di tirarlo fuori alla cassa, mentre cercate gli spiccioli sul fondo. Pronte? 

Dall'oggi al domani.

Alterno numerosi 'ma chi me lo fa fare' a rari 'scrivi che ti fa bene'.

Il tirocinio procede molto bene (per fortuna mancano mooolte ore prima che questo finisca!) e ieri ho assistito, in tribunale, alla destra (Credo in un solo dio, bla bla bla) del Dottore, all'assegnazione dei lotti in vendita mediante asta. La legge è uguale per tutti, leggo. Mi prometto di ripensarci più tardi.
Una coppia di ventenni si è aggiudicata un immobile di tutto rispetto ad un prezzo stracciato. Lei si è commossa, lui la stringeva forte. Un' immagine quasi commovente, per una misantropa come me.
Le due Barbie li guardavano con occhi sognanti mentre io ripetevo tra me e me ''spero di non aver mai bisogno di acquistare la mia casa ad un' asta''.
I più arguti avranno di certo fatto collegamento all'aspetto meno idilliaco della cosa.
Per ogni coppia che gioisce, c'è un poveraccio che piange. Per tanti creditori che piangono, ce ne sono altrettanti che gioiscono. Non starò qui a riassumervi la scoperta dell' acqua calda.
Frequenti sono le notizie di famiglie/aziende finite sul lastrico, che si vedono pignorati i loro beni e che pertanto decidono di togliersi la vita o di rovinare quella degli acquirenti.
Riflettevo con Andrea sul fatto che chi compra forse ignora gli aspetti di cui sopra e ci vede solo a caratteri cubitali la scritta, con tanto di lucine ad intermittenza stile Las Vegas, affare.
D'altronde però, se questi non acquistassero, numerose altre famiglie non vedrebbero mai sanati i propri crediti. Come diceva il Dottore oggi, 'Emilia, il nostro lavoro prevede anche questo e oggi vedrai la parte peggiore'.

Stamattina, ignara di cosa sarebbe accaduto di lì a poco, sono salita in macchina (e nel mentre riflettevo sul quanto poco, negli ultimi cinque anni, il susseguirsi di eventi mi ha vista in un'automobile) e mi sono goduta le colline romagnole da un finestrino non proprio cristallino.
Cinque anni in questo paese del ca**o e le sole cose che ho visto sono state la piazza e il tratto di strada che mi porta all'università (tutta vita!). Pensieri.

'Dottore, dovrebbe lavarla questa macchina!'
'Hai ragione, in effetti dovrei!'.
Alla radio un Max Pezzali non gradito.

Alla porta, una signora non proprio in forma, ci invita ad entrare. Ci mostra la casa e non posso fare a meno di notare il pavimento lucido e le centinaia di fotografie appese alle pareti, la maggior parte delle quali ritraevano un bambinetto sorridente e sempre più grande. Le fotografie si interrompono a dodici anni circa, per poi ripresentarsi più in la, con un adolescente in tenuta militare. Proseguo.
A Silvia, viene comunicata la perizia e la provvisoria data della messa in vendita del suo immobile.
Silvia inizia a bofonchiare qualcosa fino a quando il Dottore non le chiede di essere più chiara e si scusa chiedendoci qualche minuto per raccogliere i pensieri. E' l'inizio di un lungo e fragoroso pianto che si interrompe con un flebile 'scusate, non vi ho nemmeno chiesto se posso offrirvi qualcosa'. Maledico quel momento, maledico il fatto di non averci pensato, di essermi svegliata pensando 'che bello, oggi farò qualcosa di mai fatto prima', credendo di depennare esperienze da una lista fittizia di cose da fare prima di morire.

So' multitasking.

Io già lo so che combinerò più casini di quanti già non ne abbia, ma sono coraggiosa e l'ho fatto. Ebbene sì, ho aperto una pagina fb dedicata al blog così la smettete di trovare futili scuse pur di non leggermi, tze! Non mi arrivano gli aggiornamenti, ho perso il link al blog, chi sei?, chi ti conosce?, ah, sei ancora viva!?.
Da oggi basta. Se ne avete voglia, se non volete perdervi neppur un post di quelli noiosi e depressi, allora la pagina fa al caso vostro. Vi piace, lo so che vi piace.

Ora, si accettano scommesse sul quanto ci metterò a rendere visibile il blog a chi non dovrebbe. Scommettiamo che al primo commento dimentico di uscire dal mio profilo personale e di commentare con quello della pagina? Massì. Ciao zia. Ciao Barbie Capoufficio. Questo è il blog in cui si parla tanto e male, anche di voi. Siete i benvenuti.
Come zia, non faccio più parte della famiglia? Ca**o. Barbie, tu invece? Posso entrare in ufficio senza aspettarmi sguardi funebri e secchiate di acqua gelata alla porta? Fiu.

Per questo e molto altro, restate connessi.

Le piccole gioie degli sfigati.

Dove ero finita? (tutti in coro: ''ecchissene-fre-ga!!'')
Comprenderete che sono una donna che studia, lavora, fa l'amore, che vende appunti e di notte pensa a cosa mangiare i giorni a venire. Troppi impegni! Troppi impegni! (tiratela Emy).

Questo post velocissimo per dirvi che il tirocinio va a gonfie vele, sto imparando una marea di cose di cui prima ignoravo l'esistenza -per info su pignoramenti verso terzi e offerte per vendite con incanto, chiamatemi ad orario pasti, grazie- e oggi mi si è perfino stretto il cuore quando il Dottore mi fa ''Emilia, ma quando finisce il tirocinio verrai a trovarci, vero?''. Confesso di aver pensato ''guarda se vuoi anche assumermi, non mi fa schifo!''. Olè. Capite? Mi amano. Come si fa a non amarmi, direbbe il cardiologo. Lo ben so.
La mattina tappa fissa al bar per il cappuccino, alle 14:30 per il succo all'ananas. Ormai il barista mi guarda, sorride e, prima che io apra bocca, mi fa ''per te latte di soia, lo so, lo so''.
Il secondo giorno, sempre il barista, dopo aver appreso del mio essere vegana, l'ha urlato all'altra barista che  ci stava servendo e mi ha fatto un sacco tenerezza, pareva un duenne che imparata la parolina nuova ne vuole fare sfoggio.


Con Barbie Capoufficio (ndr.) e Barbie Tirocinante va tutto bene, mi raccontano le loro disavventure e alla domanda 'cosa hai fatto questo fine settimana?' rispondo 'nulla di che, ho studiato e ho approfittato per rilassarmi'. Balle, io non mi rilasso mai. Balle, se volete includermi nelle vostre serate alla girlspower contattatemi vi pregooo. La verità è che entrambe hanno meno vita sociale della mia. E detta così, capirete che si rasenta lo zero.


p.s. ultimatum per le aziende 'se non mi spedite un Kobo entro mercoledì, me lo compro da sola!!'. Stron*i.

L'insonnia e i suoi frutti

Della serie 'considerazioni estemporanee' stanotte riflettevo su quanto mi stanno sul fallo quei blog che recensiscono prodotti che ricevono aggratis.
Tralasciando l'aspetto 'il mio blog mi porta via tempo quindi se mi propongono una collaborazione che prevede una sorta di guadagno, perché non approfittarne?', io non riesco a non pensare a quanta invidia lasciano, a mò di bava di lumaca, dietro di sé questi post. Non mi viene in mente un altro termine al posto dell'improprio utilizzo di 'invidia', comprenderete.
Va bene tutto, va bene anche il 'voglio condividere con voi questo prodotto ecceziunaaaaale veramente', ma ciò che mi fa incavolare è il mio, inevitabile, successivo cliccare sul link del prodotto (faccio il loro gioco me ne rendo conto, VOI NON FATELO!!) per avere un'idea del relativo valore monetario. Scopro così che spesso la gente riceve in dono prodotti che superano le poche, quasi accettabili, centinaia di euro. Ma che davvero? Allora con la coda tra le gambe, chiudo il sito e rifletto. Rifletto sulle strategie di marketing, sull'attrazione che può avere un blog di millemila followers e velatamente mi incazzo (hahahaha).
L'altro giorno leggevo il post di un fantastico lettino da viaggio per neonati (sì, perdo tempo -leggasi post precedente) regalato alla blogger in questione che con l'abilità di un boyscout alle prese con una canadese, spiegava i numerosi vantaggi di un simile arnese. Costo del prodotto: 190euro, accessori esclusi (e che gli accessori non li vuoi comprare? La spedizione è gratis, non lo sai?).
Ora io mi metto nei panni di coloro che con 190euro ci fanno la spesa al Lidl per un mese ma che non mancano di commentare il suddetto post con 'fantastico, ma 190euro sono troppi'. Quindi, sostanzialmente, questi post a chi sono rivolti, se la maggior parte dei commenti lamenta una scarsa disponibilità ad acquistare il prodotto dato lo stringente vincolo di bilancio al quale sono sottoposti? Vabbè, niente, arrivo al dunque.
Scrivo questo post allo scopo di attirare qualche azienda che mi regali un e-reader. Mi va bene tutto, anche un Kobo Gloo. Poi lo recensisco, eh.
Capirete che io sono il tipico consumatore che ha bisogno di un oggetto del genere. Sono una studentessa fuori sede, che per ammazzare le sette ore di treno legge libri. E non c'è spazio nella valigia per un libro da 700 pagine, l' e-reader mi faciliterebbe la vita (è così che si dice, no?).




 Sì. Avete capito bene. Ciao.

Il titolo lo scegliete voi.

Dicono che se mangi troppe ciliege in un solo giorno, no niente.

Vorrei del tempo per respirare. Io sono una di quelle che l'ansia non la affronta ma si lascia sopraffare, così succede che -siamo a maggio, ahimè- tornata dalla lezioni mi metto a sistemare gli appunti, fino a tardi, ignorando la fame, ignorando Andrea, ignorando le interazioni di coppia, ignorando tutto il resto. Tipo che se devo andare a fare la spesa, il pensiero degli appunti che giacciono sulla scrivania, mi attanaglia per tutto il tragitto, fino alla cassa.
Non di rado succede che la cassiera debba chiamare un addetto all'ortofrutta per far prezzare le banane che ho distrattamente riposto nel carrello. E lì a scusarmi con quella che nel frattempo avrà pensato le peggio cose. Ho un problema, sì?
Dicevo, fino alla cassa, fino all'ultima cipolla riposta in dispensa.
Prima, giustamente, Andrea, mi diceva che gli piacerebbe fare una capatina al mare questo we. Solo un giorno, mi ha detto. E lì a spiegargli che proprio questo we devo portarmi avanti con lo studio, perché dalla prossima settimana inizio il tirocinio previsto dalla facoltà. Solo un giorno, mi ha ridetto. E mi sono sentita una mer*a. Nella mia mente riecheggia da anni la frase 'non ho tempo, non ho tempo'. Poi però sono fuori corso. Della serie, cose che non ti spieghi.
Ho lasciato la palestra perché non ho tempo e ora non faccio altro, a parte andare a fare la spesa e seguire le lezioni. Nient'altro, e spesso a far la spesa ci mando Andrea.
Andrea che torna con cose che non erano nella lista e io mi incazzo. Poi realizzo che se mi sono incazzata è per colpa del mio caratteraccio e chiedo scusa. Almeno.
E mi sono sentita una mer*a anche lunedì, di ritorno da una breve fuga in Puglia. Sono stata a casa, mi sono imposta di passare quanto più tempo possibile con la mia famiglia, mi sono detta che se fossi uscita per i fatti miei non sarebbe stato giusto nei loro confronti, nei confronti delle 48ore che ho ritagliato per loro. Poi però mi sono sentita una merda anche con me stessa, perché non può andare sempre così. Non voglio annaspare.Voglio respirare.

Solo mezza giornata, mi ha detto.


Mi concentro sulle grandi cose che la gente riesce a fare in sole 24 ore e poi mi focalizzo sulle mie, 16 ore. Realizzo di non avere amici, di non poter dire a nessuno come ci si sente a non averne, a pensare che forse è meglio così perché non avrei tempo per loro.
Rido al pensiero che se mai dovessi dire di questo a qualcuno, qualcuno potrebbe pensare 'questa è pazza, tutte 'ste seghe per due appunti di una triennale in economia'.
'Il problema non sono gli appunti, cretino' gli direi. Forse. O più probabilmente gli direi che scherzavo, ''ma ti pare?'', per non rovinare quell' unico rapporto, effimero, che ho creato col genere umano.




''Va tutto bene?''
''Alla grande''

Vivere la vita a mille.

A Forlì si sta bene dai, Lillo non da' problemi (ci avrei giurato sul contrario!) e non perde occasione di fare due chiacchiere quando io e Andrea ci sediamo sui gradini del ''cortile'' a spaccare cocchi.
Ci racconta la sua giovinezza passata a vendere biancheria pregiata alla maniera del porta a porta, dei malanni che lo affliggono e delle pasticche all'aglio che è costretto a prendere per abbassare la pressione. Mi fa tenerezza, accumulo compulsivo a parte, è buono e ha sempre un sorriso per tutti e non manca di complimentarsi con noi per l'alimentazione - voglio dire, l'ha capito Lillo che ha settant'anni e non mia zia che ne ha quaranta- e i modi di fare.
La palazzina in cui viviamo (è trent'anni che Lillo paga il mutuo) ormai conta due anziani sepolti in casa da scartoffie, gatti e pentolame, e ben 10 ragazzi fuori sede.
Dieci, sì, ma non immaginatevi feste stile confraternita di American Pie. Il nulla popola questa palazzina. Quante probabilità avevo di capitare in un posto in cui regna il silenzio (va benissimo, direte voi, per carità), dove ci si saluta sempre con quello sguardo stranito alla 'è quella che vive di sotto o è un'altra? boh, per sì e per no, salutiamo và' ?
Come ben sapete, Peppa Pig e E-velina non sono più le mie dirimpettaie (qui i ragguagli per i più smemorati) e al loro posto ci sono tre ''bei'' maschioni in piena pubertà. Conosco e scambio qualche parola solo con uno di questi, Genius, ma sempre con un certo imbarazzo. Le ho pensate tutte ma non mi viene in mente nulla di meno ridicolo del presentarmi alla porta e esordire con 'ciao sono la ragazza del piano di sotto, ho una coinquilina che non parla, facciamo amicizia? tipregotipregotiprego'. Sono quindi, graditi consigli. Buffet vegan in cortile stile benvenuto, dopo sette mesi, non sono contemplati; anche perché l'area andrebbe prima bonificata.


Il coinquilino, quello maschio, che mi ama, che mangia sano e che sa pulire il bagno da ben due anni, è tranquillo e mi rende tanto felice, è il motivo per cui vale la pena di (soprav)viverla questa vita forlivese e lo sapete già. L'altra, quella brutta, inutile e ingombrante, è ancora viva (eravate preoccupati, me ne rendo conto) e finché compra la carta igienica tre veli può restare.
Sono passati sette mesi, lo ricordo, e siamo ancora fermi al ciao come forma di mera norma sociale (di cui però, vi confesso, farei volentieri a meno) che suona più come una presa per il c*lo. Se non fosse per il ciao, le uniche parole che ci rivolgerebbe sarebbero 'domani viene il mio ragazzo' (solitamente 12 ore prima dell'arrivo) e 'avete qualcosa da lavare?' (quando non fa la finta tonta e avvia la lavatrice per tre calzini).
Di recente ha preso l'abitudine di lavare i coltelli e riporli capovolti nel porta posate sul lavandino.
Io questa cosa non me la spiego (se c'è qualche psicologo che mi legge, si faccia avanti) e oltre a farmi decisamente schifo e a rilavarli, non so quando dirle di evitarlo.
L' ultima volta che le ho consigliato di avviare la lavatrice a carico pieno, si è messa sull'attenti ed ha obbedito. Vorrei però, che le cose che le dico non le suonassero sempre come un rimprovero, dal momento che ci guarda come un randagio abbandonato al canile e fa sembrare me la strega cattiva. Dove sbaglio? Andarle a bussare per dirle 'rincoglionita, i coltelli si mettono al contrario' non mi sembra il caso e infilare la cosa tra una conversazione e l'altra è impossibile.
Da alcuni mesi, come se non bastasse, a mò di topo londinese esce dalla sua stanza un secondo dopo averci sentito lasciare la cucina.Tu mangi, lavi i piatti, apri la porta della tua stanza, la chiudi e tàc, lei esce. Non torna a lavare i suoi piatti se prima non abbiamo lavato i nostri, che sia anche una sola forchetta nel lavandino. Ormai ci ridiamo su, ma vi assicuro che molte cose superano i limiti dell' immaginazione.
Non mangia altro che pollo scongelato mono porzione (pollo che si fa ben tre ore di viaggio in treno, direttamente dalla cucina della madre di Insy) e ricotta. Lei non fa la spesa, scongela.
Io sono di mentalità aperta (aperta come una tomba a Pasqua cit.) e posso accettare anche il tanfo che proviene dalla cucina, gli assorbenti aperti nel cestino, l'organico puntualmente dimenticato il giovedì, ma credo che a breve potrei commettere un omicidio. Restate sintonizzati su studio aperto.

Eppure.

Sono mesi in cui un po' tutti si laureano e questo mi mette una tristezza infinita.
Sono giorni in cui non ho granché da dire e a cui posso aggiungere solo un esame andato di mer*da. Non un esame qualsiasi: l'esame del relatore del fallo. Vorrei potermi nascondere ma riesco solo ad immaginare la faccia del povero sciagurato quando si ritroverà davanti il mio foglio indecente. (Vi riproporrei la foto dell'ultimo post ma evito).

Cose che prima o poi avrei dovuto dirvi.

Stanotte ho sognato il mio fidanzatino di quando avevo 16 anni. Fin qui tutto ok, se non fosse che il suddetto è proprio quello che alla mia richiesta di tornare insieme (sapevo come essere patetica, me ne rendo conto) mi rispose con ''se mi fai un pomxino, forse''. Età anagrafica 20, età mentale 15. Al mio rifiuto, mi fece scendere dall'auto in una strada buia (utilizzata dai turesi come luogo per scambiarsi effusioni lontani da occhi indiscreti) e fui costretta a tornarmene a casa a piedi.
Non vi dico il trauma. Col senno di poi, se avessi ascoltato mia madre che mi consigliava di evitare relazioni con soggetti (discutibili) non coetanei, a quest'ora non sarei qui a dirvi quanta rabbia provo al solo sentire la parola pompxno. Poi passa??
Sempre oggi (il caso?!) mi sono ritrovata a leggere su una nota pagina facebook che i pompinx mantengono in vita le relazioni. Fate voi. Io so solo che mesi dopo, nella vana speranza di fermare nel tempo un qualsivoglia ricordo, scrissi con una bomboletta a spray nero su un muretto di una strada di campagna (che dio mi fulmini adesso) cose che non vi sto a raccontare. Cose che oggi non farei nemmeno bendata e sotto tortura di solletico alle ascelle. 



Lui ovviamente non ha mai saputo dell'esistenza di questo capolavoro artistico ma in quel momento mi esaltava l'idea che anni dopo passando di lì, l'avrebbe notato e mi avrebbe ricontattata. Sono passati sei anni e ancora niente hahahaha 
Tra l'altro, mia complice fu una ragazza automunita (con tendenze lesbo e visivamente innamorata di me) e qualcosa mi fa pensare, a distanza di anni perché io ci arrivo sempre dopo alle cose, che non abbia perso tempo qualche giorno dopo a cancellare il tutto in preda ad un attacco isterico e di gelosia. Ciccio, se mai leggerai questo post sappi che è tutto vero, quella scritta c'era, io ti amavo.
Ovviamente anche in quel caso mia madre mi fece presente che una ragazza di 25 anni innamorata di una di 16 non era cosa buona e giusta ma io continuavo ad ignorare i suoi rimproveri e i suoi ceffoni (dapprima consigli) con evidenti e nefaste conseguenze sul nostro, all'epoca, rapporto madre-figlia. 
La morale di oggi, quindi qual è? Ascoltare sempre i consigli della mamma perché se no poi succede che la odiate per anni e riscoprite di amarla solo quando vi ritrovare a 700km e non sapete come dirglielo se non apprezzando la sua favolosa torta di mele.

E niente, il sogno manco me lo ricordo. 

Se scopro che mi piace, resto.

Vivo con l'ansia.
Vivo con l'ansia di uscire e trovare, incastrata alla maniglia della porta, la bolletta del gas.
Vivo con l'ansia di incrociare lo sguardo del prof. di micro e leggere nei suoi occhi lo sgomento, la perplessità, il muto pensiero 'ma questa quando si decide a mandarmi l'introduzione della tesi?'.
La verità è che io non so se ho voglia di laurearmi. Faccio castelli da mesi. Di aria fritta, s'intende.
E ho paura, di non passare matematica e aprire un nuovo blog dal titolo So' cazzi.
Ho paura di dire a mia madre che no, ancora niente, tocca aspettare il miracolo. Perseguire il mio obiettivo a spese della sua ulcera. Vivo con l'ansia di laurearmi e uscire da questo stato di appannata sicurezza che mi ha vista sopravvivere per cinque lunghi anni.
Cosa fai? Studio. Cosa fai? Nulla.



Il nulla mi spaventa e mi fa quasi sperare in un'apocalisse perché io nei Maya ci avevo sperato ed ero pronta. Mi ero fatta lo shampoo e mi ero depilata. Ho atteso, ho scartato mille caramelle, agitato nervosamente la gamba destra per ore. Mi sono addormentata e risvegliata il mattino dopo, triste, incazzata.
Melodrammi a parte, la tesi è un elaborato che dimostra la capacità dello studente di articolare un ragionamento compiuto attorno a un problema. Sticazzi. Non mi credo capace.
Forse il mio inconscio lo sa, non è il blocco del tesista, è la consapevolezza che non tocca a me. Non ancora. La condizione dell'eterno studente, odiata per anni, forse ora mi affascina.
Forse sto dicendo solo un mucchio di cazzate ma non c'è modo migliore di tornare.
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