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Ho sceso dandoti il braccio.

  di Eugenio Montale


      Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale 
      e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. 
      Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. 
      Il mio dura tuttora, né più mi occorrono 

      le coincidenze, le prenotazioni, 
      le trappole, gli scorni di chi crede 
      che la realtà sia quella che si vede. 

      Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio 
      non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. 
      Con te le ho scese perché sapevo che di noi due 
      le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, 
      erano le tue. 





Questa è in assoluto la poesia che amo, la vostra?

Lasciarsi su facebook.

Personalmente, dal momento che mi indispone tutto ciò che è reso pubblico (e mi riferisco a quello che concerne il settore ''privato'') tendo ad evitare effusioni, relazioni amorose, smancerie e quant'altro su fb. Ciò non toglie che io parli di quello che mi accade giornalmente, nei limiti dei dettagli consentiti e che spesso ci scappi qualche Quoricino in segno di sincero affetto.Mettici pure che il romanticismo melenso non mi appartiene, mettici che ho una concezione tutta mia di quello che si può e non si può dire su fb (ai limiti della follia) ma a me le conseguenze patetiche di quello che succede quando la relazione si interrompe su fb, fanno morire dal ridere.
Quindi, lunga vita alle diatribe amorose di coloro che (ribadisco, a differenza mia) prese dall'enfasi si affrettano a far sapere a tutti che si sono accoppiate (nel migliore dei casi, compare anche il nome del poveraccio di turno che si sono appioppate). Enfasi che non viene meno, anche quando la love story per un motivo e un altro, finisce. Schieramento pro e contro alla riscossa.
Mi diverte leggere i commenti, che nel primo caso oscillano tra il ''maddai, biricchina non mi avevi detto nulla!'', ''brava, brava'' (e invece pensi ''anvedi sta 'roia''),''mado che bello amòòò mia, tu e Ciccillo Tunz e Tunz forever'' ''miraccomando, dopo chiamami per i dettagli''.
Insomma, scenette al limite della decenza a cui io volutamente non mi esimo dal leggere. Quattordicenni sposate, trentenni che rasentano la stupidità. Tuttavia,
mi sono sempre domandata a cosa pensano i maschietti (alcuni anche peggio delle relative amanti) quando si trovano dinanzi al fatidico ''Maria Dolores alias Catena ha una relazione con te, desideri accettare?''. Una lancia a favore di quelli discreti che si limitano a segnarsi ''impegnati'' senza dare spiegazioni a nessuno.
La tragedia non tarda però ad arrivare quando viene reciso il legame e si passa a SINGLE.
Proprio ieri mi sono trovata a leggere di una relazione finita (vedi foto 2.) e mi ha fatta sorridere la solidarietà femminile che in meno di pochi secondi ha etichettato il cuore infranto di cromosoma y come lo ''sciagurato di turno''. Poveraccio, io continuo a pensare che può essere stata lei la 'occola.
Da oggi in poi seguiranno link e frasi strazianti del genere ''SINGLE è MEGLIO'' ''CHI NON MI AMA NON MI MERITA'' ''DA DOMANI INDIFFERENZA'' ''SI CHIUDE UNA PORTA SI APRE UN COMIGNOLO''. Come da copione.
Insomma, proprio perché il mondo è bello perché vario, ognuno definisca il proprio privato come meglio crede tenendo conto però, del pubblico al quale si rivolge. Grasse risate in vista.

Via Spadari 6, Milano.

Come alcuni di voi sapranno, questo fine settimana sono stata nei pressi di Milano (città che amo, a differenza di Roma) per una insolita esperienza: Milan-Bari allo stadio.
Voglio però soffermarmi su una delle tappe principali del mio tour: BOUTIQUE LADUREE.
La storica pasticceria di lusso parigina è arrivata a Milano da un annetto circa. La boutique francesce (guai chiamarla semplice pasticceria, dicono) è famosa in tutto il mondo per i pasticcini più amati dalla regina Marie Antoinette, ossia i macarons.
Due gusci di meringhe uniti tra loro da un prelibato ripieno cremoso.
Più volte definita la Luis Vitton della

pasticceria. Esagerazione? Forse.
I cofanetti sono particolari, veri e propri scrigni che custodiscono i dolcetti come fossero gioielli (anche perchè uno costa appena 1.60€).
Così, ho deciso di ritornarci col mio amico Francesco, estasiato sin dal primo morso.
Ci tengo a precisare che sono 6 anni che vive vicino Milano e solo sabato, per la prima volta, si è lasciato conquistare da queste prelibatezze.
Al bancone, col rischio di fare scena muta difronte a tanta scelta, abbiamo optato per la confezione da 12; senza esitazione i primi sono stati quelli al pistacchio (i miei preferiti), seguiti da nocciola e caramello.
Francesco, con l'acquolina in bocca, lasciandosi prendere dall'entusiasmo ha optato tra gli altri gusti per mela verde (terribile) e petali di rosa.
Insomma un lusso da concedersi una volta ogni tanto, se non fosse che ha già deciso di ritornare per fare incetta di quelli al pistacchio (senza di me, sigh).
Alcuni sapori sono disponibili sempre: cioccolato, vaniglia, caffè, rosa, pistacchio, lampone, ribes, caramello, frutti rossi, liquirizia (che ho scordato di provare), limone. Altri invece sono disponibili a seconda della stagione: cocco, menta, nocciola, cedro, fichi, castagna e datteri.

Testa di...peanuts.

Chi mi conosce sa che la mia massima adorazione è rivolta a Charles Monroe Schulz, conosciuto in tutto il mondo per aver creato le strisce dei Peanuts.
La mia bacheca di Facebook è spesso intasata di strisce e immagini varie.
Colgo l'occasione per ringraziare il creatore della pagina fan ''Le migliori frasi dei peanuts'', Pasquale Bafurno, ormai mio carissimo amico perchè mi ha dato la possibilità di conoscere persone fantastiche (alcune delle quali incontrate dal vivo) che condividono la mia stessa passione (ma dai?!) a differenza del mio solito gruppo di amici che, al contrario, odia sentirmi nominare Schulz e co.
In questi giorni ha avviato un ''concorso'' il cui titolo ovviamente ideato da me: TESTE DI...PEANUTS (e non -facce- come continua a ribadire) che consiste nell'inviare foto, espressioni, cosplay prettamente Peanutsiani fatte da noi o dai nostri amici (cavie!).
Bene, non ho potuto esimermi dal partecipare con la mia imitazione di LUCY VAN PELT, idola indiscussa e che mi rispecchia mooooltissimo ;)

La neve in città.


Quando si svegliarono tutto era bianco.
''Che gioia!'' dissero i bambini.
''Evvai, salto la scuola'' dissero gli adolescenti.
''Che rottura!!'' dissero gli adulti.
''Scivoleremo e moriremo'' dissero i vecchi.

Atipica come pochi a questo mondo, posso dire di non aver mai giocato a palle di neve.
Ricordo la premura di mia madre che mi faceva restare alla finestra per evitare che mi ammalassi, che rientrassi zuppa in casa.
Non aveva tutti i torti.
Solitamente poi, ero l'unica a tornare a scuola ''in salute''. Dei miei 5 anni vissuti a Preturo Montoro (AV) ricordo le vaste distese innevate, gli spaventapasseri infreddoliti, Gennaro tornare adirato con la cariola e mamma litigare con il camino.

Tuttavia, questa mancanza non mi pesa. La neve mi irrita, il freddo, il bagnato pure.
Oggi più che mai. Saltate le lezioni all'università (cosa di cui dovrei gioire, se non fosse che sono da recuperare a data da destinarsi) e rimandato nuovamente il mio rientro in palestra, dal momento che andarci in bici/a piedi sarebbe chiedermi troppo.
Vi lascio alcune foto :)








Tuttavia, a Turi nevica una volta ogni due lustri... per cui, penso che (salvo disagi per la circolazione) la situazione non cambierebbe molto e la gente trascorrebbe la sua giornata senza farci troppo caso, bestemmiando nella peggiore delle ipotesi!
I bambini invece, si fionderebbero per strada con muffole e sciarponi.
Tutti ovviamente, tranne mio fratello. ;)
E voi? avete ricordi piacevoli? Amate la neve?

E poi è stato come quando accendono la luce.


Farei un salto sulla Luna per capire come riesce ad essere sempre così matematicamente sorridente.
Riuscirei a vedere dall'alto sei miliardi di formiche impazzite e godere, seppure per una sola notte, quel delirio di onnipotenza che conoscono i corpi celesti. Così maledettamente distanti.

Sin da quando l'uomo ha preso coscienza della sua esistenza, si domanda com'è che sia così difficile essere felice.
La difficoltà sta nel decidere di voler bere il bicchiere della vita a ampie sorsate, goccia dopo goccia o non berlo affatto. Decidere se il vento invernale sia un fastidio.
Con le gambe a penzoloni sorseggiare acqua ghiacciata come fossi in riva al mare.
Se hai deciso di ubriacarti della vita, sarà piacevole perfino ogni lacrima che spenderai alle sconfitte. Ogni duecento lacrime spese c'è un sorriso che nasce, esattamente come dalle lacrime di una madre nasce il sorriso di una nuova vita.
Ci appelliamo intanto a divinità verosimili che si fingono orbe e sorde, ci aggrappiamo al ricordo di un breve momento; se devi cercare qualcosa, cerca un momento emotivamente intenso e sii felice. Un incedere confuso. Un sassolino la cui unica preoccupazione è diventare pietra o roccia. L'onda che si infrange su uno scoglio, il rumore della sabbia che calpesto, ombra di un'anima furiosa, il tepore di un povero insonne, dolce consapevolezza di esistere.

Aumenta il passo.
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