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L'insonnia e i suoi frutti

Della serie 'considerazioni estemporanee' stanotte riflettevo su quanto mi stanno sul fallo quei blog che recensiscono prodotti che ricevono aggratis.
Tralasciando l'aspetto 'il mio blog mi porta via tempo quindi se mi propongono una collaborazione che prevede una sorta di guadagno, perché non approfittarne?', io non riesco a non pensare a quanta invidia lasciano, a mò di bava di lumaca, dietro di sé questi post. Non mi viene in mente un altro termine al posto dell'improprio utilizzo di 'invidia', comprenderete.
Va bene tutto, va bene anche il 'voglio condividere con voi questo prodotto ecceziunaaaaale veramente', ma ciò che mi fa incavolare è il mio, inevitabile, successivo cliccare sul link del prodotto (faccio il loro gioco me ne rendo conto, VOI NON FATELO!!) per avere un'idea del relativo valore monetario. Scopro così che spesso la gente riceve in dono prodotti che superano le poche, quasi accettabili, centinaia di euro. Ma che davvero? Allora con la coda tra le gambe, chiudo il sito e rifletto. Rifletto sulle strategie di marketing, sull'attrazione che può avere un blog di millemila followers e velatamente mi incazzo (hahahaha).
L'altro giorno leggevo il post di un fantastico lettino da viaggio per neonati (sì, perdo tempo -leggasi post precedente) regalato alla blogger in questione che con l'abilità di un boyscout alle prese con una canadese, spiegava i numerosi vantaggi di un simile arnese. Costo del prodotto: 190euro, accessori esclusi (e che gli accessori non li vuoi comprare? La spedizione è gratis, non lo sai?).
Ora io mi metto nei panni di coloro che con 190euro ci fanno la spesa al Lidl per un mese ma che non mancano di commentare il suddetto post con 'fantastico, ma 190euro sono troppi'. Quindi, sostanzialmente, questi post a chi sono rivolti, se la maggior parte dei commenti lamenta una scarsa disponibilità ad acquistare il prodotto dato lo stringente vincolo di bilancio al quale sono sottoposti? Vabbè, niente, arrivo al dunque.
Scrivo questo post allo scopo di attirare qualche azienda che mi regali un e-reader. Mi va bene tutto, anche un Kobo Gloo. Poi lo recensisco, eh.
Capirete che io sono il tipico consumatore che ha bisogno di un oggetto del genere. Sono una studentessa fuori sede, che per ammazzare le sette ore di treno legge libri. E non c'è spazio nella valigia per un libro da 700 pagine, l' e-reader mi faciliterebbe la vita (è così che si dice, no?).




 Sì. Avete capito bene. Ciao.

Il titolo lo scegliete voi.

Dicono che se mangi troppe ciliege in un solo giorno, no niente.

Vorrei del tempo per respirare. Io sono una di quelle che l'ansia non la affronta ma si lascia sopraffare, così succede che -siamo a maggio, ahimè- tornata dalla lezioni mi metto a sistemare gli appunti, fino a tardi, ignorando la fame, ignorando Andrea, ignorando le interazioni di coppia, ignorando tutto il resto. Tipo che se devo andare a fare la spesa, il pensiero degli appunti che giacciono sulla scrivania, mi attanaglia per tutto il tragitto, fino alla cassa.
Non di rado succede che la cassiera debba chiamare un addetto all'ortofrutta per far prezzare le banane che ho distrattamente riposto nel carrello. E lì a scusarmi con quella che nel frattempo avrà pensato le peggio cose. Ho un problema, sì?
Dicevo, fino alla cassa, fino all'ultima cipolla riposta in dispensa.
Prima, giustamente, Andrea, mi diceva che gli piacerebbe fare una capatina al mare questo we. Solo un giorno, mi ha detto. E lì a spiegargli che proprio questo we devo portarmi avanti con lo studio, perché dalla prossima settimana inizio il tirocinio previsto dalla facoltà. Solo un giorno, mi ha ridetto. E mi sono sentita una mer*a. Nella mia mente riecheggia da anni la frase 'non ho tempo, non ho tempo'. Poi però sono fuori corso. Della serie, cose che non ti spieghi.
Ho lasciato la palestra perché non ho tempo e ora non faccio altro, a parte andare a fare la spesa e seguire le lezioni. Nient'altro, e spesso a far la spesa ci mando Andrea.
Andrea che torna con cose che non erano nella lista e io mi incazzo. Poi realizzo che se mi sono incazzata è per colpa del mio caratteraccio e chiedo scusa. Almeno.
E mi sono sentita una mer*a anche lunedì, di ritorno da una breve fuga in Puglia. Sono stata a casa, mi sono imposta di passare quanto più tempo possibile con la mia famiglia, mi sono detta che se fossi uscita per i fatti miei non sarebbe stato giusto nei loro confronti, nei confronti delle 48ore che ho ritagliato per loro. Poi però mi sono sentita una merda anche con me stessa, perché non può andare sempre così. Non voglio annaspare.Voglio respirare.

Solo mezza giornata, mi ha detto.


Mi concentro sulle grandi cose che la gente riesce a fare in sole 24 ore e poi mi focalizzo sulle mie, 16 ore. Realizzo di non avere amici, di non poter dire a nessuno come ci si sente a non averne, a pensare che forse è meglio così perché non avrei tempo per loro.
Rido al pensiero che se mai dovessi dire di questo a qualcuno, qualcuno potrebbe pensare 'questa è pazza, tutte 'ste seghe per due appunti di una triennale in economia'.
'Il problema non sono gli appunti, cretino' gli direi. Forse. O più probabilmente gli direi che scherzavo, ''ma ti pare?'', per non rovinare quell' unico rapporto, effimero, che ho creato col genere umano.




''Va tutto bene?''
''Alla grande''
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