Trattasi del kaiten-zushi. Sì, lo so. Scoperta al pari della (ormai attempata) mummia d' Egitto, ma io arrivo sempre tardi. Sempre stata scettica sulla cucina sino-giapponese (vedi titolo geniale) in particolare sui modici prezzi che cozzano di gran lunga con le rispettive quantità propinate. Sarà stata l'ormai celebre e recente caduta dal divano, ma oggi ho detto 'sì dai, perchè no, proviamo' recandomi al nuovo ipermercato di Forlì.
Mauro continua a sostenere che sebbene il ristorante ci accolga con un invidiabile 'ristorante giapponese Tokyo' si tratta in realtà di.. cinesi. 'I giapponesi non si sognerebbero mai di fare sta pagliacciata a Forlì' afferma superbo. Un nastro trasportatore circolare sul quale il cuoco posiziona le pietanze che passano poi di fronte agli avventori seduti (un po' come fossero al bancone del bar) che si servono prendendo direttamente il piatto mirato. Alla modica cifra di 9.90€ bevande escluse e carne alla piastra al centro, puoi mangiare SENZA LIMITAZIONI. Sì, senza limitazioni.
Che detto ad una con lo stomaco come il mio...
Noi abbiamo scelto di stare comodamente seduti al tavolo e in meno di pochi minuti ci siamo ritrovati sommersi da pile di piattini colorati. (vedi foto 2). Si da il caso che il galateo va lasciato a casa. Tutti, ma proprio tutti, i tavoli erano sommersi e io come un ebete che mi guardavo intorno stupìta. Non c'è bon ton che tenga dinanzi a quest'abbondanza.
Sushi, maki di vario genere, patatine fritte (mah), calamari fritti, gamberetti saltati, ali di pollo, ravioloni (squisiti), spiedini di pollo, budino al mango e alla fragola, dolce di zucca (delizioso), insalata di mare, cozze, chele, banana e cioccolato fritto (quest ultimo il più ambito e il primo ad andare a ruba), nuvolette, spaghetti si riso (that's amore), sfogliatini, insalata di crauti, insalata di alghe, tempura e...frutta fresca.
Insomma, le braccia ti diventano al pari dell' Ispettore Gadget e non c'è imbarazzo che tenga nell' accaparrarsi prima di altri il piattino puntato.
Gastone e Emanuele evidentemente impauriti che il cibo potesse finire e incuranti degli avventori 'a valle' continuavano a prendere piatti e ad accatastarli difronte a loro.
Come formiche alle prese con l'inverno alle porte. Per fortuna ci sono le cameriere che ogni tanto vengono a liberare il tavolo altrimenti toccava parlare con segnali di fumo da una parte della muraglia (che umorista sono) all'altra.
Insomma, io (fanciulla) ero già bella che sazia dopo poco e sono qui che ora maledico di non aver mangiato altri 2-3 piattini di spaghetti di riso con gamberi e verdura (i miei preferiti).
Dovevo immaginarlo.
<< La cosa ha portato la mia mente bacata a immaginare che in qualche modo il kaiten-zushi fosse, in quel momento, una metafora della nostra società. Ognuno ragiona nell' ottica del 'prima io, poi gli altri' >> cit.
Ahahahahahahha!
RispondiElimina"Insomma, le braccia ti diventano al pari dell' Ispettore Gadget e non c'è imbarazzo che tenga nell' accaparrarsi prima di altri il piattino puntato."
Quanto ti capisco, in posti come quello le persone perdono la loro individualità e diventano come animali selvaggi. Non si guarda in faccia nessuno; è alla pari di una stregoneria.
Sole