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il melodramma

Tipo che fa caldo e io dimentico di stare a Forlì.
Tipo che sono stanca di rincorrere la gente. Ma poi me ne scordo.
Tipo che colleziono le parole che mi dici.
Tipo che la corda è tesa.

Armata di buona volontà decido di prendere la bici (ci ho messo mezza giornata per convincermi. sto migliorando) e sbrigare un paio di commissioni.
Fin qui tutt' ok, se non fosse che la bici ha una ruota sgonfia e che i sampietrini sono la morte sua. Ho imprecato ogni mezzo metro, arrancando, maledicendo il giorno in cui sono venuta a Forlì (ecchenovità). Ogni scusa è buona per maledire il 30 giugno. Abituatevi.
Facciamo il punto: ho rischiato di investire due signore anziane che al mio 'oddio scusi' mi hanno guardato in cagnesco, ho fatto numerosi tratti contromano, a momenti finivo sotto un furgone.
E' che spesso dimentico che Forlì non è Turi, che i segnali si rispettano, che la gente in bici è più incazzosa degli automobilisti stessi e non ammette distrazione alcuna.
Vecchiette spericolate, più veloci e atletiche di me. Non lo posso accettare.
Io da grande voglio essere come loro, in bici con decoltè tacco 5.

La verità è che all'andata pensavo alla valigia; la valigia che non si farà mai da sola se non mi decido a fare una lista e a raccattare le millemila cose sparse per la casa con un minimo criterio logico.
Per un tratto ho pensato a te, ma poi, il furgone.. Al ritorno invece, pensavo che è una gran beffa non vedere l'ora di tornare a casa e poi, dopo poco, contare i giorni per tornare a Forlì.
Tipo che non sono di buona compagnia, ultimamente.

E che mi sto rammollendo. Che la tanica di veleno sta assumendo la forma di un cuore di polistirolo.

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