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E' giusto così.

Non sono sempre stata una menefreghista, confesso.
A undici anni la professoressa di italiano mi adorava, ricordo che fu lei a dirmi 'da grande farai la scrittrice' -e io ci credevo poco- e mi iscriveva a concorsi regionali di scrittura, alcuni dei quali brillantemente vinti. Al termine della terza media ho vinto una borsa di studio, 'alla ragazza più meritevole' disse il Preside della scuola descrivendomi come una missionaria in soccorso dei più deboli. Pensai 'questo è pazzo'. Ero così competitiva ed egoista che tutto si poteva dire di me, tranne che aiutassi il resto della classe a emergere dall'analfabetismo. Insomma, frasi fatte. L'unica cosa vera è che studiavo un sacco e passavo il resto del tempo a fare ricerche di approfondimento. Solo che non l'ho mai detto a mia madre, così piena di orgoglio, le avrei spezzato il cuore. Andò così: era il primo luglio del 2003 e tornavo dal mare con la mia famiglia, spalancata la porta di ingresso sentimmo il telefono squillare, era la professoressa di italiano che agitata e allo stesso tempo sollevata, mi disse 'Emilia ho chiamato mille volte, dove sei? devi correre a scuola c'è la premiazione degli ottimo'. Mi sistemai in fretta -ecco spiegati i capelli in foto, asciugati alla caxxo- e andai di malavoglia in Sala Teatro. La Sala Teatro era la parte più figa dell' Istituto, nel complesso fatiscente. In realtà ai tempi me la tiravo un sacco, l'invito all'evento affisso all' ingresso della scuola non l'avevo visto, perché, ricordo che certa di aver preso 'tutti ottimo' non andai nemmeno a verificare i quadri con i voti e rimasi a casa a godermi le meritate vacanze.
Per farla breve, presi l'assegno da 300 euro, ringraziai e me ne andai.
Una persona normale sarebbe stata al settimo cielo, io no.
Sempre composta e con il cipiglio guerrafondaio che mi contraddistingueva già in tenera età e davo per scontata qualsiasi cosa, compreso il fatto che ovviamente a vincere sarei stata io. Che cretina. Mia madre mi costrinse a comprare una cornice per la pergamena e negli anni quella euforica era sempre lei.

Questa poesia di M.L.King ha segnato la mia adolescenza, mi ha fatto credere di poter arrivare in alto, di poter fare grandi cose. Al Liceo le cose sono andate ancora meglio, tranne i rapporti con quelle con cui ho condiviso l'aula per cinque lunghi anni. Un cammino non sempre facile, a volte noioso e che mi è sembrato essere infinito ma che ha fatto di me quella che sono ora.
E forse è giusto che sia così, perché una parte della mia vita, forse la più emozionante, la più spensierata e complicata l'ho vissuta in quella scuola e resterà conservata lì, tra i banchi, sui muri. 'La scrittura non ti darà da vivere' disse il professore di filosofia, 'allora sarò un architetto'. Allora sono diventata una gran caxxona.

Continua ciò che hai cominciato e forse arriverai alla cima o almeno arriverai in alto, ad un punto che solo tu comprenderai non essere la cima. Seneca

6 commenti:

  1. mammamia Emy? che è successo?
    come mai un discorsone cosi... profondo? :-O

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  2. Bel post. Non ho nient'altro di intelligente da dire.

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  3. Nulla Riccardo, è giusto che ogni tanto vi parli di me... :)

    Grazie Vince, non sai quanto apprezzo :*

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  4. A parte che eri troppo troppo cucciola in quella foto *o*, non dire di essere un caxxona. Hai fatto la tua scelta all'epoca, adesso, se ricordo bene, hai trovato dei campi di studio che ti affascinano ed interessano e che vuoi perseguire. Visto? ;-)

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  5. Se lo dici tu, Shiroi, mi fido ;)

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mi vuoi dire qualche cccosa?

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