Sono qui, sul balcone.
Un uomo indaffarato si volta, mi fissa.
Ora alza un braccio e sorride. Ciao.
Ha una scopa tra le mani.
Ma cos'ha da sorridere? Io sono qui che piango.
Ricambio.
No, troppo tardi ormai non può vedermi.
E' lì infondo alla strada indaffarato. Ancora.
Probabilmente una delle tante che percorre ogni notte,
una delle tante che continuerà a percorrere, è il suo lavoro.
Chissà quante volte avrà pensato ai sogni che aveva da ragazzino, così.
Mentre, centimetro per centimetro
i suoi pensieri volano oltre i kilometri di quell' asfalto
che si ritrova a calpestare da anni, è il suo lavoro.
E' pur sempre un lavoro.
Chi lo sa, magari voleva diventare un astronauta
o forse perdersi nell'immensità del mare
ma il destino ha deciso per lui; doveva restare con i piedi per terra.
Più volte amareggiato avrà pensato che il suo era un destino avverso,
ma per nulla al mondo gli avrebbe dato la soddisfazione di chiamarlo tale.
Non si è dato per vinto. Questo è sicuro.
Lo ha accettato. Comunque.
E' il suo lavoro, è pur sempre un lavoro.
E' un eroe per i suoi figli, sì, ora. Comunque.
E loro di sicuro dormono a quest'ora
mentre lui sebbene abbia una scopa tra le mani, sogna.
Esattamente come loro.
Sì perchè, i sogni, almeno questi
non dobbiamo chiederli a nessuno,
non ci vengono assegnati secondo chissà quale ingiusto criterio.
Per i sogni non esiste meritocrazia.
Li scegli e te li custodisci. Tuoi. Puoi.
E non importa se in un cassetto ci andranno anche larghi
o se lì resteranno chiusi per sempre.
Erano e resteranno solo tuoi, forse l'unica cosa
per cui vale la pena addormentarsi.
Ed ora mi chiedo.
Perchè quell'uomo si e fermato a sorridermi?
Forse voleva farmi capire che la vita per quanto triste e deludente possa essere,
è giusto che vada vissuta meno intensamente di un sogno.
Per quale assurdo motivo ha voluto attirare la mia attenzione?
Ha capito che ero lì che sognavo, e come da copione dovevo sorridere.
Non importa.
Domani, sii puntuale.
Stessa ora, stesso centimetro.
Probabilmente una delle tante che percorre ogni notte,
una delle tante che continuerà a percorrere, è il suo lavoro.
Chissà quante volte avrà pensato ai sogni che aveva da ragazzino, così.
Mentre, centimetro per centimetro
i suoi pensieri volano oltre i kilometri di quell' asfalto
che si ritrova a calpestare da anni, è il suo lavoro.
E' pur sempre un lavoro.
Chi lo sa, magari voleva diventare un astronauta
o forse perdersi nell'immensità del mare
ma il destino ha deciso per lui; doveva restare con i piedi per terra.
Più volte amareggiato avrà pensato che il suo era un destino avverso,
ma per nulla al mondo gli avrebbe dato la soddisfazione di chiamarlo tale.
Non si è dato per vinto. Questo è sicuro.
Lo ha accettato. Comunque.
E' il suo lavoro, è pur sempre un lavoro.
E' un eroe per i suoi figli, sì, ora. Comunque.
E loro di sicuro dormono a quest'ora
mentre lui sebbene abbia una scopa tra le mani, sogna.
Esattamente come loro.
Sì perchè, i sogni, almeno questi
non dobbiamo chiederli a nessuno,
non ci vengono assegnati secondo chissà quale ingiusto criterio.
Per i sogni non esiste meritocrazia.
Li scegli e te li custodisci. Tuoi. Puoi.
E non importa se in un cassetto ci andranno anche larghi
o se lì resteranno chiusi per sempre.
Erano e resteranno solo tuoi, forse l'unica cosa
per cui vale la pena addormentarsi.
Ed ora mi chiedo.
Perchè quell'uomo si e fermato a sorridermi?
Forse voleva farmi capire che la vita per quanto triste e deludente possa essere,
è giusto che vada vissuta meno intensamente di un sogno.
Per quale assurdo motivo ha voluto attirare la mia attenzione?
Ha capito che ero lì che sognavo, e come da copione dovevo sorridere.
Non importa.
Domani, sii puntuale.
Stessa ora, stesso centimetro.
La foto ritrae il panorama dalla mia finestra, qualche ora dopo.
Stupenda. Malinconica. Silenziosa.
RispondiEliminaIl tuo Supplì
Gustosa, fa' riflettere :)
RispondiElimina