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Che ne sarà del blog?

Oggi.


20 febbraio.


Mi sono laureata.


IO. MI. SONO. LAUREATA. 

Se lo trovate morto arrestatemi.

Ho tenuto fede al mio fioretto e sono quasi due mesi che non mi mangio più le unghie; passo tutto il giro ad ammirarmi le mani e a chiedere ad Andrea quanto bene mi stia lo smalto rosso.
Giornate faticose insomma. Sfodero la tattica evergreen del 'Andre, falli tu i piatti oggi se no mi si sbecca lo smalto, tu non vuoi sentire le mie lagne vero?'. Funziona, giuro.
In compenso, per sdebitarmi, do sfogo alla mia voglia di sperimentare nuove ricette (avete letto bene, sto diventando una vegana pro), roba che l'altro giorno ho sfornato una ciambella agli agrumi da far resuscitare Shane e Lori* da quanto era buona. Oggi ad esempio ho esordito con 'Andre, tu studia, al pranzo ci penso io' e quando l'ho chiamato avevo apparecchiato e messo in tavola uramaki e futomaki con tanto di bacchette. Nel mentre, Pennello, pensando bene di farmi un piacere, mi si è attaccato alle costole per raccontarmi le sue ultime vicende sentimentali.
Ero lì che annuivo a denti stretti imprecando contro il riso che mi si attaccava ovunque quando all'improvviso mi fa 'sono in ritardo ma vederti fare il sushi è fantastico'. Trombe e vuvuzele in sottofondo. Sarà che oggi è San Valentino e l'avrei abbracciato, commossa, ma ho deciso che era meglio limitarmi a sorridere e ringraziare. Vai viaaaa.



Di recente abbiamo discusso, per farla breve: io mi incazzavo e lui continuava a biascicare una serie di 'mi dispiace ma' 'lo so ma io sono così', con Andrea che assisteva al tutto ripetendo 'vabbè dai basta' prima di essere fulminato dalla sottoscritta. Il motivo? Gli tocca il turno di pulizie una volta (e sottolineo una) al mese e nemmeno quella volta è in grado di completare il tutto nel giro di qualche ora. Lo scenario è sempre lo stesso: si alza alle 12:30, inizia a pulire la cucina (mi si iniziano a gonfiare le gote e ad uscirmi il fumo dal naso perché sarebbe ora di cucinare) fino a quando non si rende conto di dover mangiare, quindi si interrompe e inizia a cucinare. Lui.
Passano le ore e la cucina è ancora inagibile, con detersivi e pattume ovunque e lui chiuso in camera a mangiare (passano altre ore).
Riprende alle 16:00, squilla il cellulare, molla tutto così com'è ed esce. Il resto lo sapete.
Alle 21:00, la cucina è ancora sporca, io sono incazzata e il bagno è ancora intonso. Torna, si scusa, io lo ignoro e il giorno dopo ricomincia a spizzichi e bocconi.
Ma l'ultima volta sono esplosa, ridendo entra in cucina e ci fa 'ragazzi HAHAHA io non ce la faccio proprio HAHAHA abbiamo orari diversi HAHAHA'. 3...2..1.. scoppia la guerra.
Qualche giorno fa è tornato a casa sua e ci è restato dieci giorni, un sogno. Un ordine e un silenzio in questa casa che a momenti sentivo il sangue scorrermi nelle vene. Meraviglioso.
Varca la soglia di casa e tempo un'ora ha già combinato un disastro: causa polpettone del padre (cit.) ha intasato il water. Non serve che aggiungo altro, vero? Ero lì che battevo la testa al muro e continuavo a ripetermi perché a meeee, perché. Lui imbarazzato continuava a ripetere di dover andare in biblioteca a studiare ma allo stesso tempo di non volerci lasciare -letteralmente- nella mer*a. Credo che abbia versato il mondo in quel water per sbloccare la situazione, coca cola compresa. Abbiate pietà di me. Non ridete.

Andre andiamo a vivere da soli. Io ti amo e tu lo sai.







*quanti hanno colto?
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