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WWOOF in Abruzzo

Le due settimane in Abruzzo sono ormai un lontano ricordo giacché la mente è completamente proiettata al luuuunngo viaggio che ci attende a giugno ma sono qui per raccontarvi come le abbiamo trascorse.

Il bilancio non è positivo - lo dico per i pigri che non vogliono arrivare in fondo - quindi mettetevi pure comodi. O meglio, sarebbe stata un'esperienza positiva per coloro i quali fanno wwoof per risparmiare, per ''tanto che sto a casa a far nulla...'' poiché sia il cibo sia la nostra sistemazione erano impeccabili. L'host C. ci ha riservato una stanza al piano di sopra, completamente indipendente e provvista di bagno. Quasi non ci credevamo una volta poggiate le valige, sembrava un albergo a tutti gli effetti e la vista... bè non era certo il panorama che ci riservano le finestre di Forlì. La casa è molto curata e per nulla simile alle abitazioni rurali tipiche di un host che accoglie wwoof.




Il nostro scopo era appunto ricaricarci di energia positiva, respirare aria pulita, ascoltare storie di campagna, emozionarci e conoscere belle persone. Dopo pochi giorni abbiamo capito che qualcosa non andava, l'host C. era fredda e distaccata e senza giri di parole ci ha spiegato che era molto stressata (?!), che non aveva tempo da dedicarci e che non ci voleva tra i piedi. Mi sono sentita malissimo (sono io quella che piagnucola tra i due!) e continuavo a ripetermi che non fosse giusto, che una volta preso un impegno questo va mantenuto (stesso motivo per cui non siamo scappati a gambe levate) e che si può anche fingere di sorridere ma mantenendo sempre le basi dell'ospitalità e dell'educazione; cose che ovviamente sono venute a mancare, sentendoci costantemente di troppo e evitati. Alle nostre offerte di aiuto spesso ci è stato risposto ''non adesso, faccio da sola, voglio stare da sola''. C. ci ha chiarito che avremmo condiviso solo i pasti e il lavoro (ma nemmeno troppo giacché il 90% del lavoro nei campi e non, l'abbiamo svolto da soli) e che ''condivisione non vuol dire fusione''. 

Cosa significa vi starete chiedendo. Ebbene, ci ha spiegato che dovevamo stare nella nostra stanza, che dovevamo scendere di sotto a mangiare quando ci chiamava lei, che alle richieste di gioco dei suoi figli dovevamo rifiutare (più di una volta mi sono trovata con i due bambini dispiaciuti ai nostri continui e falsi ''no, abbiamo da fare non possiamo restare con voi a giocare''), che non le sarebbe piaciuto chiacchierare con noi nei campi perché è solita lavorare in silenzio per comunicare con la terra (?!).



Una delle prime sere, ignari, abbiamo accettato l'invito del piccolo S. a guardare un film in salotto pensando non ci fosse nulla di male; C. non era in giro, arriva (colgo lo sguardo sbigottito!) e dopo cena ci spiega che dobbiamo rispettare i loro spazi (come abbiamo osato?) e che pur sapendo benissimo che l'invito è partito dai loro figli, lei non condivide, ci dice ''avete una tv in camera, ci sono libri a vostra disposizione''. Della serie, ne avete di cose da fare, fatele in camera vostra, perché noi siamo una famiglia e abbiamo i nostri spazi. In occasione di un'altra cena, ci siamo intrattenuti (sparecchiando e mettendo a posto la cucina, nel frattempo) in cucina perché S. ci stava mostrando alcuni suoi giocattoli e non ci sembrava carino zittirlo per andarcene il prima possibile in camera (e detto sinceramente, non avevo voglia di annoiarmi di sopra ma piuttosto di parlare con un umano che non fosse solo Andrea); tempo pochi minuti arriva il marito di C. (torna dopo cena a casa perché lavora altrove) e voltandomi mi accorgo che C. mi fissava da tempo come a dire ''quando ve ne andate?''. Guardo Andrea, ci capiamo e tagliamo la corda. ''Buona serata'' ci dice, ''Buona serata un ca**o!'' penso io. 
La loro abitazione è ovviamente lontana dal centro quindi nel pomeriggio (si lavora solo di mattina e si ha il pomeriggio libero oltre a due giorni a settimana) non abbiamo avuto modo di visitare o fare granché; siamo stati un paio di volte in piazza e per il resto del tempo in camera ad attendere la chiamata del ''la cena è pronta potete venire''. Sorrido al ricordo di quelle volte che ho assillato Andrea, alle volte che abbiamo simulato lo squillo del telefono perché le ore non passavano mai o stavamo morendo di fame; alle sere in cui non avevamo nulla da fare, nè qualcosa di decente da guardare in tv (ovviamente il wi fi al piano di sopra non prendeva, piccolo particolare che a B. sfuggiva) e tanto meno gente con cui uscire. Fa tutto parte del wwoof, non ci lamentiamo.
Il lavoro nei campi è consistito nell'impugnare la vanga per estirpare erbacce nell'orto e per la maggior parte dei giorni nell'ammucchiare i rami potati dagli ulivi (ben 300 ulivi, ho ancora gli incubi) per disporli nella strada che percorreva gli infiniti ettari di terreno e che sarebbero poi serviti a non so bene cosa. Piccolo dettaglio: sole a picco, paesaggio collinare, i miei polpacci che urlano 'basta' e i miei glutei che intonano 'ancora, ancora!'. 

''Andre quanti alberi mancano? Sono distrutta'' 
''Forse una decina'' 
''Maledetta!Che se li faccia lei!''

Salvo poi renderci conto di intere fiancate collinari ancora intonse. Le salite, ma anche le discese, con i miei stivali viola hanno fatto sì che i miei piedi dopo pochi giorni battessero in ritirata.

La sera del confronto, C. mi domanda se mi sono ripresa (per meglio dire, se ho digerito le ''regole'') e gli spiego che no, mi ci vorrà un po' prima che mi renda conto da che stro**a sono finita. Il piccolo S. domanda ''da cosa deve riprendersi?'' e lei gli risponde ''Sono stata un po' aggressiva questa mattina''. Che dire, almeno ho apprezzato la sincerità. Tra tutti, S. è quello che più si è mostrato entusiasta di averci in casa; il penultimo giorno dispiaciuto ci domanda:

''Quindi domani andate via?''
''Sì, S.'' (in cuor mio urlavo finalmenteeee!)
''No se perdete l'autobus e restate ancora qui''

Guarda S. con te tutta la vita, ma con tua madre... no grazie.


In sostanza cosa abbiamo imparato? Di agricoltura ben poco, tra i silenzi di C. e le ore trascorse con i 300 ulivi (loro sì' che ci hanno ascoltati, ho raccontato loro di quanto fosse triste la loro padrona e di scappare qualora avessero potuto) il resto del tempo l'abbiamo passato a mescolare saponi homemade (niente di idilliaco, sono io la sciocca che aveva immaginato stampi a cuore e saponette alla rosa canina), a pulire il garage, a fare marmellate d'arance (ma anche qui, dimenticate la ricetta della nonna, il tutto preso dal retro della confezione Cameo), a sollevare vasi pesanti e a sciacquare tonnellate di insalata per i pasti (erano tonnellate vero Andre?). La famiglia è vegana ma la frutta fresca è stata solo un miraggio. Alla domanda ''Andrea cosa mangi a colazione?'' ''Bè io solitamente bevo un litro di spremuta'' ''Ah. Non credo di poter soddisfare questo tuo bisogno'' ''O comunque frutta fresca'' ''Ah. Noi mangiamo poca frutta''. Io al quinto giorno di pane e marmellata (non mi piace la marmellata) avevo la nausea e mi sono buttata sul burro d'arachidi per poi tornare al pane bianco.

Una mattina Andrea ha la felice idea di cercare un dialogo con C. e inizia a dirle la sua su quanto aveva letto circa estrattori e centrifughe, lei lo ascolta svogliatamente (io mi godevo lo spettacolo avendo deciso deciso di non rivolgerle più parola se non per rispondere a domande) ma poi esplode (me lo sentivo) e gli si rivolge stizzita con ''perché mi dici queste cose? Io so già tutto'' ''Mah, per parlare, per confrontarci, scusami'' ''Io le so queste cose, ho più esperienza di te, tu hai solo letto etc''. Io lì sbigottita e al tempo stesso meravigliata per l'autocontrollo di Andrea. Ma non è finita qui, qualche giorno dopo C. scopre che Andrea sta tagliando le arance sul piano di lavoro e non su un tagliere e...

''Andrea ti ho visto! Così mi tagli il piano di bamboo, è costoso sai?''
''Sto facendo attenzione, non sto tagliando il bamboo''

3..2..1

''Eh no perché tu sei molto intelligente ma per queste cose non hai intelligenza pratica, sei tutta teoria ma nella vita bla bla bla''. WTF? Il tutto con un tono saccente e decisamente fuori luogo.
Io ancora una volta basita dal sermone che è riuscita a tirare fuori da un ca**o di piano in bamboo. Mi sarei avventata al collo a mò di mamma leonessa ma decisi che sarebbe stato meglio tacere e rivolgerle il mio sguardo più truce. Ma ancora...
Prima di una delle tante cene C. mi chiede come abbiamo passato il pomeriggio e dopo averle spiegato che ''mah, al solito ci siamo annoiati'' ha il coraggio di rispondere ''ah potevate continuare a lavorare!''. Non ho osato commentare perché avrei potuto rispondere, boh, con le mani?
Quella stessa sera decidono di non avere fame e che avremmo cenato solo io e Andrea mentre tutta la famigliola si sarebbe riunita sul divano per guardare, con tanto di pop corn, un dvd. Non ricordo molto di quell'episodio, so solo che ci sono rimasta malissimo quando al nostro ''buona notte'' nessuno ci ha degnato di uno sguardo e di aver centellinato ogni singolo chicco di riso pur di restare ancora lì ad ascoltare il film. So essere patetica quando mi impegno :)

Mi fermo qui con i racconti ma avrei tanto da aggiungere e mille considerazioni da fare; mi limito a sottolineare che non è stata una bella esperienza (l'avevate intuito?), che non è andata come speravamo (non abbiamo imparato niente, l'ho già detto?) e che quello che avrei gradito sarebbe stato SOLO non sentirmi ogni singolo giorno un peso. Avrei barattato volentieri le lenzuola pulite con qualche chiacchierata e risata in più. Mi resterà il ricordo di S., intelligente come pochi bambini della sua età con la speranza che le sue lezioni di chitarra vadano meglio, che non torni più a casa in lacrime (con la famiglia che lo snobba perché ''sono solo capricci'') perché ''se non faccio chitarra, mamma non mi manda a basket'' e che non si senta più escluso dal ''gruppo dei fighi'' della sua classe solo perché più intelligente e più basso degli altri.

Il mio consiglio agli host del WWOOF? Se non siete umanamente in grado di ospitare ragazzi nel vostro spazio vitale e invalicabile, pagate degli operai.

10 commenti:

  1. Non ho voglia di rileggere tutto, quindi perdonatemi gli eventuali errori grammaticali ;)

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  2. Io non avrei resistito, mi è venuto il nervoso solo a leggere. Siete stati davvero bravi.

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  3. Io l'avrei mandata a stendere! ODIO le persone saccenti, mi basto da solo! E poi cavolo se sei antipatica e asociale che cavolo accogli degli estranei in casa? Se non vuoi conoscere gente stai sola con i tuoi ulivi, che loro non possono scappare porelli!

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    1. Infatti. E tutto per farsi strappare due erbacce aggratisse.

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    2. Ha detto che quando ci ha dato l'ok non immaginava di avere le palle piene. Ma palle o no, per me è una grandissima cafona. Io non so ancora come abbia fatto Andrea a restare impassibile. Io durante il "confronto" ero in lacrime e mi ripetevo "chimelhafattofareame".

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  4. Emy, e' ancora peggio di quello che avevo gia' letto. Non ho parole. Che brutta gente.

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  5. Aiutoooo...siete stati davvero coraggiosi a restare io sarei scappata il second giorno mandandocela! E comunque perché accogliere gente in casa per due erbacce da estirpare gratis?? Che povera gente

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    1. E il lavoro scomodo con gli ulivi? Fidatevi era durissimo, parte dei rami erano da sistemare con la cesoia e sarebbero serviti per il camino. Ma le tonnelate di rami da portare giu o su per le colline...non voglio ricordare :)

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  6. Cavolo, è andata proprio male... Mi dispiace Emy!!!
    Mi ricorda un po' gli scambi che facevo al liceo... il primo anno in Francia la famiglia era a dir poco inadatta: i genitori non ci hanno mai fatti sentire "ospiti graditi" (MAI) e i figli erano muti, non ci degnavano di una parola, eravamo come fantasmi! Ad altre mie compagne di classe andò anche peggio (niente colazione e pulizia dei bagni della casa). Il punto era che la permanenza in una famiglia avrebbe dovuto aiutarci a migliorare la lingua, a conoscere la cultura e le usanze, ma soprattutto queste famiglie venivano PAGATE per ospitarci, anche profumatamente! L'anno dopo in Irlanda andò molto meglio per fortuna, ma capisco la tua delusione.

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  7. lo leggo solo ora e... non ho parole, non ho davvero parole!!!
    mi sembra pure strano che vi abbia dato una stanza indipendente e non vi abbia messi in una stalla senza nulla!
    ma che pena, ma che vergogna!

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mi vuoi dire qualche cccosa?

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