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Ce n'è per tutti i gusti.

Premessa: siamo soli in una casa di 200mq.
Siamo liberi. Siamo sotto l'aria condizionata. Siamo felici.
Ma siamo ben consci che questa libertà durerà poco. Ecchisene. Guardare le puntate di Lost senza badare al volume (che se no Jolly s'incazza), ridere quanto ci pare (che se no Jolly si irrita), fare la batterista con piatti e biccheri: priceless. Dovreste provare.
Ogni tanto mi scappa un'imprecazione ad alta voce tipo 'A Jolly de casa, ma vattene a f...' e rido.
E godo perché tanto non c'è nessuno e posso sfogarmi quanto mi pare. Poi c'è Andrea che si diverte a bussare forte al muro, ride e insulta Jolly senza pudore. E' bellissimo.
Però il nostro masterpiece è 'Ollè lè ollà là Jabba nel bidè, Jabba vai a cagà'. E' strabellissimo


Capite ora il senso della frase 'basta poco per essere felici'? Mammaaaa sono feliceeee.
Sempre ieri sera, sul tardi, all'improvviso mi è venuta voglia di gelato. Shorts, infradito e dritti al Puro e Bio, la gelateria (dietro l'angolo, proprio) che offre una mini gamma di gelati al riso (senza lattosio nè glutine) e fa quello al cocco che...che...chevvelodicoafare.

Canzone del giorno: questa. Mi viene in mente quando non ci stavo troppo con la testa avevo dieci anni e ancheggiando tenevo tra le mani l'antenna dello storico televisore col tubo catodico, a mò di microfono. Una spazzola, no eh? Il telecomando? No. Mi piaceva l'antenna perché si estraeva e si allungava. Freud se ci sei batti un colpo. Non giudicatemi vi prego.
Ora vi lascio che è pronto il riso freddo e abbiamo Asereje e Chihuahua da ballare come forsennati.

Bloody kitchen #2

Attenzione: il post non ha l'intenzione di accusare nessuno, mi limito a far luce su questioni ingiustamente trascurate. E' pertanto sconsigliato a coloro che pensano li stia giudicando assassini e ignoranti. [fatto realmente accaduto]

Il secondo argomento di questa rubrica riguarda il consumo di uova e tutto ciò che concerne la nascita, la crescita e la morte di polli da carne e galline ovaiole.
Ricordate il film d'animazione ''Galline in fuga''? E' uscito nelle sale nel giugno del 2000 e si è classificato tra i film più visti in quell'anno. Notevole è la somiglianza tra l'ambientazione del pollaio e il campo di concentramento di Aushwitz. Tuttavia, credo che genitori e bambini non abbiano compreso il vero messaggio del film, prendendo il tutto come la classica favoletta che inizia e termina sullo schermo, che vale i cinque euro del biglietto, che ci fa a tratti sbellicare dalle risate. Quante coscienze pensate che abbia smosso? Io un' idea ce l'ho.

Ma veniamo a noi. L’uovo apporta una buona quantità di proteine (12,4 g/100 g), ma è ormai largamente dimostrato che per una salute ottimale è necessario ridurre drasticamente o eliminare del tutto l’assunzione di proteine animali, ricche di aminoacidi contenenti zolfo e quindi acidificanti (per la spiegazione: bloody kitchen #1). 
La dieta moderna è invece eccessivamente proteica, con conseguenze negative per la salute a breve e lungo termine. L’uovo è composto per il 70% da grassi, di cui molti saturi, ed è un concentrato di colesterolo (da 250 a 371 mg/100g), sostanza già prodotta dal nostro organismo e che non è assolutamente necessario introdurre con la dieta. Assumerne in più, soprattutto insieme ai grassi saturi, aumenta il rischio di arteriosclerosi e quindi delle malattie cardiovascolari, cerebrovascolari, circolatorie e altre malattie croniche.

C’è poi da considerare il rischio di contaminazione da Salmonella, a causa della porosità dell’involucro esterno dell’uovo, delle condizioni igieniche degli allevamenti e della qualità delle catene produttive. In definitiva, si consiglia di eliminare o ridurre fortemente il consumo di alimenti ad alto contenuto di colesterolo e grassi saturi, come lo sono i prodotti di origine animale, e aumentare il consumo di alimenti di origine vegetale, privi di colesterolo, oltre che a bassissimo contenuto di grassi saturi (eccezion fatta per gli oli tropicali come quello di palma e cocco).

Lato etico
Molte persone credono che la produzione di uova non comporti crudeltà o morte di animali, ma la realtà non è questa. Per avere delle galline ovaiole sono necessarie uova fertili. Dalla metà di queste nasceranno però anche pulcini maschi, che diventeranno o galletti allevati per essere macellati dopo pochi mesi (polli “broiler”) oppure uccisi immediatamente con il gas o la triturazione (ancora vivi). Quindi per ogni gallina che produce uova, c’è un galletto che “vive” in un allevamento intensivo o che è già stato ucciso. 
Ogni anno in Gran Bretagna vengono uccisi 35 milioni di pulcini di un giorno di vita, usati poi come fertilizzante oppure interrati.
Ma un destino persino peggiore attende le galline allevate in batteria: sono loro a produrre la stragrande maggioranza delle uova usate nei prodotti dolciari, nella pasta ecc. Vengono ammassate in piccole gabbie di ferro insieme ad altre 9 galline: ad ognuna è concesso uno spazio di movimento paragonabile ad una scatola da scarpe (pensate ad un foglio A4); la gallina non riesce neanche a spiegare le ali e vive costantemente immobile. 
Esse sviluppano una grave forma di osteoporosi dovuta all’imprigionamento, rimangono così paralizzate e muoiono di fame e sete a pochi centimetri dal cibo e dall’acqua.
Ad un giorno di vita alle galline viene tagliato il becco, per evitare che si becchino a vicenda. 
Questo viene rifatto a sette settimane, in quanto il becco può sempre ricrescere. 
Il taglio del becco causa forti dolori cronici ai poveri animali, paragonabile al taglio di un arto, e l’insorgere di malformazioni. 
La gallina non sarà più in grado di mangiare, bere e lisciarsi le piume in modo normale.

La totale mancanza di luce solare, unita ad una dieta inadatta, induce in questi animali numerose carenze: segni visibili sono i colori smorti delle creste e il pallore delle zampe.
La crescita incontrollata delle unghie porta spesso le galline ovaiole ad impigliarsi nelle maglie della grata metallica su cui si poggiano, portando a lussazioni e fratture. Il contatto continuo con gli escrementi induce infezioni agli arti inferiori. Tutto ciò non viene mai curato dagli allevatori, la morte di alcuni individui incide poco sui grossi numeri della produzione, né viene presa in considerazione la sofferenza di questi animali. Negli allevamenti si trovano spesso animali agonizzanti, incapaci di reggersi sulle zampe e scossi da spasmi.

Non appena le femmine diventano adulte, vengono messe nei capannoni con luce flebile: buio totale per 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, per 2-3 settimane. 
Sono alimentate con una dieta molto povera, quasi da fame. Alla fine di questo periodo le luci vengono accese, 20 ore al giorno, per convincerle che è primavera, e passano ad una dieta proteica, in modo che comincino a deporre le uova: ne hanno fatta una scienza, in modo da poter fermare e avviare questo processo a loro piacimento. Controllando luce, mangime e tipo di alimentazione, l’industria può costringere le galline a deporre uova tutto l’anno. 
Le galline, quindi, arrivano a deporre oltre 300 uova l’anno, ossia 2-3 volte quante ne produrrebbero in natura. Dopo il primo anno di produzione le uccidono: l’industria ha stabilito che è più economico macellarle e ricominciare da capo che tenere galline che depongono meno uova.
Aprite gli occhi: queste pratiche spiegano perché al giorno d’oggi la carne di pollo e di tacchino è così economica.

A coloro che pensano che tutto questo non riguarda le galline allevate a terra, sto per dare una spiacevole notizia: l’etichetta “allevato a terra” o “allevato in libertà”, che si applica alla carne e persino al pesce (tonno in libertà??) è una stronzata. 
Per definirli tali devono avere accesso all’esterno, ma in realtà si tratta di capannoni che contengono 3000 polli, con una porticina che dà su un fazzoletto di terra 2 metri per 2; la porticina è sempre chiusa, salvo eccezioni. Molto spesso le uova deposte da galline allevate in modo intensivo (l’una sull’altra in grossi capannoni, si calpestano per dormire o raggiungere il cibo) sono etichettate come “allevate a terra”, ma in realtà vuol dire semplicemente che le galline non sono in gabbia: vengono quindi debeccate, assumono farmaci e macellate in modo crudele come tutte le altre. Le uova biologiche (non sempre) garantiscono maggiori tutele per il benessere e la salute degli animali, ma ciò non toglie che spesso quest’etichetta è applicata in maniera inappropriata: in assenza di severi controlli, infatti, la dicitura “biologico” è erronea ed abusata. Ciò vi stupisce?

Questo non toglie che, modalità di crescita a parte, la morte e la crudele selezione, le riguarda tutte allo stesso modo: pertanto la macellazione è un passaggio obbligato nel momento in cui diventano poco produttive. E non ne è esente neanche il celebre contadino che alleva e macella a suon di carezze i suoi adorati animali (perché è questo che vi dicono, no?) e che dei pulcini maschi non sa che farsene, la vecchina sotto casa dal quale acquistiamo le nostre uova certi di fare del nostro meglio. In sintesi: per ogni gallina ovaiola acquistata dal contadino, un pulcino maschio è stato ucciso perché improduttivo e scomodo. Vi è mai capitato di vedere un solo gallo tra tante galline?

Non tutti i polli devono sopportare le gabbie di batteria. I broiler, polli da carne (contrapposti alle ovaiole), sono fortunati: possono avere anche 9 decimetri quadrati. 
Questo vale solo per le carni americane ed europee. Grazie a tecniche di manipolazione genetica, sono indotte a crescere più del doppio in meno della metà del tempo: un tempo avevano un’aspettativa di vita di 15-20 anni, oggi vengono macellati verso le 6 settimane.
E’ chiara quindi la fine che fanno i pulcini “non da carne”? I cosiddetti “inutili”, o meglio, “improduttivi”, finiscono su una piastra elettrificata, alcuni vengono gettati in grossi contenitori di plastica, i più deboli vengono calpestati e spinti sul fondo, dove soffocano lentamente.
I più forti soffocano lentamente in cima. I più sfigati finiscono triturati vivi. 
E' quindi impossibile dire quali animali siano più o meno fortunati.


E se pensate che quanto ho scritto finora riguardi casi isolati e metodi non più in uso, lontani anni luce dalla realtà più vicina a noi, vi invito a vedere questa serie di brevi (e eloquenti) video: caponni della ditta Bruzzese, per i più scettici il servizio del tg1, un esempio di allevamento intensivo, orrori in batteria, sterminio di polli e galline,

“Crudele? Dipende dalla tua definizione di crudeltà” J.Foer

Per le pasticcere che seguono il mio blog, ho una fantastica notizia: potete facilmente sostituire le uova nella preparazione dei vostri dolci preferiti, essendo queste utilizzate per facilitare la lievitazione e per legare gli ingredienti. Fecola di patate, maizena, latte di soia in polvere, banane, semi di lino e sciroppo d'acero accorreranno in vostro aiuto.
Potete consultare questa pagina per avere maggiori dettagli.

Vi invito a riflettere e a dirmi cosa ne pensate, liberamente. Vi consiglio il libro ''Se niente importa, perché mangiamo animali?'' di J. Foer, dalla quale ho estrapolato alcune di queste informazioni. La lettura di questo libro è stata illuminante per me e per tutti coloro che hanno scelto di essere vegan.

Che afa che fa.

Finché Studio Aperto non lancia l'allarme anziani, non fa caldo ed io me ne sto in felpa.
Scherzo eh. E' che noi abbiamo così caldo che non ci par vero e mangiamo solo frutta, mandorle e pane integrale col patè di olive nere. Fine. Ieri sono stata messa di fronte ad una prova di coraggio: riuscire a mangiare la celebre insalata di riso fredda. Sì dai, la guest star delle scampagnate, al mare a ferragosto, delle cene sbrigative. Sì, quella che per ben 22 anni ho opportunamente evitato. Chi mi conosce sa che rabbrividisco all'idea di mandar giù pasta e riso freddi o del giorno prima, rimestati. Ma ieri di stare ai fornelli non avevamo voglia, così nel pomeriggio ci siamo messi all'opera e a sera la ''cena'' era già bella che pronta.
Inutile dire che mentre Andrea sorrideva a pancia piena, io ero lì che lo guardavo affamata e disgustata, al punto da avventarmi su tre pesche e mezzo melone retato.
Quindi chiedo aiuto a voi, ditemi un po', cosa preparate di fresco in questi giorni di caldo torrido? Poi ovviamente provvederò a crearmi la versione vegana.

OT: non ricordo chi mi ha chiesto in privato il profilo fb perché distrattamente ho cancellato la mail e ho perso il mittente. Colgo quindi l'occasione per dirvi che se avete piacere di aggiungermi su fb potete mandare una mail a emymar@hotmail.it. 
Stavolta giuro che sto più attenta.

OT2: prendo spunto da Fiona per chiedervi se sapete che fine hanno fatto questi due blog: Iris di Ma quale scrittura creativa e Ma io qui che ci sto a fare.Sono mesi che non ne ho più traccia, nè risposta alle mail.

'Gna faccio.

Sono in un periodo sfigatissimo. Posta questa premessa potete immaginare il resto. Dico solo che alla serie di sfighe (vedi pc rotto, vedi piedi distrutti, vedi bici da rottamare) stamattina se ne è aggiunta un'altra e a momenti mi tranciavo un dito. Però non posso mica tornare e raccontarvi di questo.

Sono iniziate le ricerche di sta cazz benedetta casa per settembre. Ragazzi è dura. Voi non potete immaginare quanto. E fa caldo. Ma fa caldo del tipo che io a Forlì potrei lasciarci le penne. Così stare da Andrea è impossibile e per un paio di giorni staremo da me (ho il climatizzatore, che dio lo benedica) evitando opportunamente le altre, che tanto manca un mese e poi ci mandiamo tutte a fancxlo, vuoi che si lamentino proprio ora?!

Macroeconomia è andata. Per sempre. E mi sono concessa un giorno (zoppicando) a Mirabilandia; sì, ci sono stata l'anno scorso con l' Ameba ma vuoi mettere andarci col fidanzato? Io mi sono divertita, ma tanto, il mio stomaco un po' meno. Ad ogni modo volevo dirvi che io non mi sento mica pronta per la prova costume e rimpiango la giovinezza, le gambe toniche e lisce, il costume coi laccetti in vita, gli shorts bianchi e il thè freddo in piazza. Però, ribadisco, ho un paio di tette che prima non avevo e che mi fanno felice. Vero specchio specchio delle mie brame?

Non vi ho raccontato che qualche settimana fa, abbiamo cenato in un ristorant(ino) macrobiotico. Così, à tester. Ci accoglie un ragazz(ino) e ci racconta con voce flebile (ergo: ho capito poco e niente) una serie di cose che riguardano la loro cucina, cosa mangiano, cosa no e che la serata prevedeva un menu a base di pesce oltre al piatto vegetariano che varia due volte al giorno. Bella sfiga, noi il pesce non lo mangiamo. Quindi nisba, ci tocca il piatto vegetariano e ci invita ad accomodarci. E qui casca l'asino. A suo dire, c'erano due posti liberi ma io mi guardavo intorno e non vedevo nulla, ho pensato mi prendesse in giro, salvo poi ricordare che da qualche parte avevo letto che i macrobiotici cenano tutti insieme, si siedono a tavola con gente sconosciuta al fine di promuovere la convivialità. Ho iniziato ad aver paura quando un signore anziano si sbracciava per indicarci che accanto a lui c'erano due posti liberi. In quel momento tutto è sembrato più chiaro.
Ci siamo fatti coraggio e ci siamo avvicinati. Io con la mia fighissima spilletta 'I'm vegan'.

Al centro una specie di acqua calda e smorta da bere prima e dopo la cena per favorire la digestione. Dopo poco ero lì che chiacchieravo col vecchino come se ci conoscessimo da una vita.
Mi racconta che i tipi che gestiscono il locale sono un po' strani, vivono in solitaria, sono silenziosi e non usano il cellulare; quindi, non bisognava far vedere loro di possederne uno.
Mi indica un cliente assiduo soprannominato Trombeur, sulla cinquantina, e ci tiene a farmi sapere che non fa altro che parlare di gnocca. Fantastico. Faccio segno ad Andrea di scappare ma niente, era lì chino sul suo piatto e non mi dava retta. Salutiamo il vecchino che ci raccomanda di tornare e si siede un altro; stavolta è il turno di Mastro Lindo, che è passato alla macrobiotica dopo essere diventato afono e malaticcio ma che da qualche mese ha ricominciato a mangiare la carne. Good.
Mi pareva di essere a uno speed date, avete presente? Non facevo in tempo ad affezionarmi che questi andavano via. Ma tornerò amici miei non vi dimenticate di me. Il dolce, un semifreddo alla nocciola (pare che i macrobiotici non usino lo zucchero), era delizioso, l'acqua calda decisamente meno. Quello che vedete in foto è il piatto vegetariano: verza, lattuga, miglio alla non so come, fagioli e fusilli alle zucchine. Il tutto alla modica cifra di quattro euro.
Vi ho fatto venir voglia di macrobiotica, vero?

Tratto da una storia vera

Storia di ordinaria follia, titolo:
ho visto cose che solo all'università di Forlì.

''ciao...ti chiami Emy giusto?''
''ehm...sì''
''allora come va? ti senti pronta per l'esame?''
''sì dai... mi preoccupa l'esercizio''
''ma quanti esami ti mancano? sei del mio corso vero?''

Finito l'esame, il tizio mi si avvicina nuovamente:

''allora? come è andata?''
''bene bene... senti ma tu come ti chiami?''
''mah...non importa, tanto non ci vedremo più''

E' successo ieri e sono ancora sconvolta. Però una cosa l'ho capita, i forlivesi sono tutti una massa di rincogl. Quindi io è con questa gente che interagisco ogni giorno? Con questi esemplari dovrei fare amicizia? Ma meglio sola và. E vi garantisco che era serio, si è voltato ed è andato via.

Stamattina mi sono recata dal meccanico delle biciclette ed ho capito che da grande voglio fare la biciclettaia. Tanto per cambiare -vedi alla voce: i forlivesi sono tutti una massa di- al mio saluto risponde con ''puoi cavare quella bicicletta dal mezzo?''. Cavare. Dal mezzo. What?!
'Cavare' ci sono, lo so! lo so! Significa togliere. Ma un buongiorno? Un salve che cazzo vuole di sabato mattina? L' avrei tollerato, forse. E niente, quindici euro e via.
Ho maledetto anche te, appresso a quel invornito di ieri. Sappilo biciclettaio, sappilo!

Ad ogni modo, mi hanno abbandonata due (bicicletta e pc) delle tre cose più importanti che ho a Forlì. Fossi in Andrea inizierei a grattarmi.

p.s. la serata di ieri l'ho passata a letto, a farmi bucare due vesciche grandi quanto l'ignoranza del Trota, ai piedi. Invidiatemi. #quelsant'uomodiAndrea

Lost

Voi mi riempite d'orgoglio. Sappiatelo.

Che dire, domani torno a Forlì ma non ne ho mica voglia. Cioè, se penso che sono sette giorni che non vedo Andrea, sì. Se penso che venerdì ho il prof. di principi internazionali ad attendermi, NO!
Sono a Casa da una settimana e se non fosse per la coscienza, me ne sarei andata al Mare a studiare. Voi ci credete? Dite no! Dite no! E invece niente, in cucina col ventilatore preso in ostaggio e millemila fogli sparsi. Al solito ho le notifiche blog che superano il centinaio ma fingo di non vederle che se no mi prende un attacco di panico.

Però mi mancate e non vedo l'ora di rileggervi tutti.

Mio fratello tra qualche giorno ha gli esami di maturità e tra un'anguria e l'altra mi è toccato fargli da assistente nella stesura della 'tesina della salvezza', quella che ti fa fare bella figura per i primi 5min. Sono sufficientemente apprensiva, al 'hai iniziato a fare la tesina?' 'che tesina? non serve' 'come no? I professori non ti hanno detto nulla?' 'boh' ho iniziato a sudare freddo. Io spero vivamente che non vada all'università se no vi toccherà prescrivermi lo xanax.

Fare la vegana a casa è stata dura ma ce l'ho fatta; ho costretto mia madre a seguirmi dal medico per rassicurarla e così è stato. Ho corso un rischio notevole, durante il tragitto ripetevo tra me e me ''ti prego fa che non sia uno di quei medici troglodita'' e alla fine ho vinto! Emy 1- Mamma 0
C'è stata la consueta cena tra parenti e già da qualche ora prima ho cominciato a farmi il segno della croce al contrario; mi è toccato spiegare (uno ad uno, lo giuro) che no, non sono a dieta, che non ho battuto la testa, che sono sempre io (la pecora nera golden), che sono magra ma non anoressica, che voglio bene loro comunque e che i drudi di Arancia Meccanica non mi hanno rapita per farmi il lavaggio del cervello. Che fatica, ragazzi miei. Però mi sono beccata per l'ennesima volta la medaglietta 'tu n'gia dè la mort a mamt' (trad: sono anni che fai preoccupare tua madre, non bastava il terremoto, ora anche 'sta storia che non mangi. La farai morire di crepacuore).

A Forlì sono cominciati i mercoledì del Quore, ai meno esperti posso dire che è un po' come assistere alle riprese di walking dead. Il lunedì, il martedì, il giovedì e il week end stiamo tutti rintanati in casa ma il mercoledì....il mercoledì è sacro.. rivedi l'ostetrica, i compagni dell'asilo, tutti gli ex in fila per tre col resto di due, le coinquiline che hai sudato tanto per levarti dai cogl.
Cose così. I più, ci tengono proprio a fartelo sapere e si taggano in piazza, sotto la statua di Aurelio, così se prima di uscire hai qualche dubbio, stai pur certo che un incontro di quelli spiacevoli lo fai. E' scientificamente provato. Ciao Ema!
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