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Angolo cottura.


Oggi, voglio strafare.
Sì, oggi.
Oggi voglio fare una cosa che non mi sarei mai sognata di proporvi.
Una ricett(ina).
Ehhh, vi ho stupiti lo so ;)
Utile a chi come me è uno studente fuori sede e vuole concedersi una piccola soddisfazione.
Se ce l'ho fatta io, dubito che il vostro non sarà un risultato altrettanto eccellente :)

Cornetti al cioccolato mignon

ingredienti:
un disco di pasta sfoglia
nutella
zucchero a velo

Dividete il disco in 8spicchi, sul lato largo di ogni spicchio poggiate un cucchiaino di nutella (non strafate mi raccomando) .
Richiudete i triangoli partendo dal lato della nutella, a mò di rotolino, giratelo su se stesso e sigillate bene le punte.
Adagiateli su una teglia e infornate a 180° per 10minuti; 5minuti da un lato 5 dall'altro. Ad ogni modo, li vedrete dorarsi e solo allora saranno pronti.
Ricopriteli di zucchero a velo (se lo gradite) e serviteli tiepidi.
Semplice no?

No non sono impazzita, è che avevo voglia di cimentarmi in qualcosa di dolce e...easy. Non so voi, ma... il mio entusiasmo è stato pari a quello di Cristoforo quando scoprì l'America.
Magari ora scopro che questa ricettina la conoscevate tutti tranne me. d'oh.

Vila...ncio un quesito.


Non è nuova la mia resistenza a uno sport come il calcio. Da sempre ho pensato, fosse così stupido correre sino allo sfinimento dietro un pallone e dopo averlo ''finalmente'' conquistato, lanciarlo dalla parte opposta.
Pertanto, come posso non essere d'accordo con la mia amata Lucy?
Sin da piccola vedevo (e sentivo, soprattutto) papà tifare la Juve e alla consueta domanda ''tu che squadra tifi?'', di riflesso rispondevo ''Juventus, come papà''.
Con l'avvento dell' adolescenza e, con essa di una maggiore capacità critica, ho prestato più attenzione ai giocatori che al punteggio finale.
Correva l'anno 2007 e impresso nella mia mente c'è ancora il cartellone pubblicitario Dolce e Gabbana che mi ha folgorato sulle scale mobili dell'aereoporto. Discutibile la scelta di mettere Gattuso al centro, tuttavia.
Parliamone. Zambrotta (gran figo) meritava, senza dubbio, una collocazione migliore.
A me personalmente, interessa sapere di che consistenza è fatta la sua coscia destra. tze!

Da un po' di tempo, dopo la devastante scoperta che Zambrotta (gran figo) non è più nella
Juventus, mi è cascato il mondo addosso.
Ma come? Perchè? E' considerato uno dei più forti terzini italiani ed è stato anche campione del mondo con l'Italia nel 2006. Mica bruscolini.
[si ringrazia Wikipedia].

''Simpatizzo la Juventus, ma solo perchè c'è Z.''
''ma guarda che Z. non gioca nella Juve dal 2006, ora gioca nel Milan e lo farà sino al 2012''.
''e va bene allora simpatizzo il Milan''.
Capite come sono messa, sì? Papà perdonami.

Di recente, incontri casuali e sorprendenti hanno fatto sì che il mio interesse verso sto benedetto Milan crescesse al punto tale da andare contro il Bari e contro il Cesena con un tifo moderato ma pur sempre consapevole; al punto tale da sorbirmi la telecronaca rumena online.
Ieri sono venuta a conoscenza del nuovo acquisto, Didac Vilà, difensore di origine spagnola. Dobbiamo tenercelo fino al 2015. Nessun entusiasmo. Google, immagine, visto, snobbato. Subito.
Eh, difficile spodestare Gianluca.
Non trovate anche voi che sia ''tutto collo?''.
Eppure, pare abbia riscosso numerosi consensi tra la tifoseria milanista femminile.

Che altro aggiungere.... ah sì, che la coppa sia con noi; ma non mi riferisco mica al trofeo ;)

Mi illumino di meno.


Nel principio dio creò i cieli e la terra. La terra era informe e vuota e le tenebre coprivano la faccia dell'abisso; e lo Spirito di dio aleggiava sulla superficie delle acque. Poi dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. E dio vide che la luce era buona; e dio separò la luce dalle tenebre. E dio chiamò la luce "giorno" e chiamò le tenebre "notte".
Detto questo, l'argomento tanto atteso è arrivato. Chi mi conosce sa quanto odio la luce e con essa tutto ciò che ha a che vedere con lampade, lampadine al neon, vetrate e led.
Il motivo è uno: sono fotosensibile. E non fotovoltaica, sensitiva, sequace di Satana, un vampiro come molti si divertono a chiamarmi. O addirittura uno di quegli insetti che cercano di non esporsi alla luce diretta perchè non la tollerano.
Mia madre dice che è solo una mia fisima, che l'oculista ha riscontrato solo una mia lieve intolleranza alla luce solare e che io ne faccio un dramma, diventando fotofobica. Non mi si brucia la pelle intendiamoci, nemmeno gli occhi, sebbene questi ultimi a volte facciano davvero fatica nelle prime ore del mattino a non arrossarsi; come tutti immagino.
Per cui prediligo le ore pomeridiane, e sono fortemente a disagio nelle ore diurne. Tuttavia, conduco una vita normale e non ho attacchi di panico o isterici ;) Quest' estate, ho trascorso le mie vacanze in un villaggio in Calabria con altri 6 amici e per quanto io mi sforzassi di convincerli a tenere le tapparelle semi chiuse, non ce l'ho fatta. ''Non siamo nè vampiri nè pipistrelli, apri quella caxxo di finestra per favore'' ;) La maggioranza vince, mi han detto.
A Forlì invece, dove vivo con altre 5 ragazze, hanno acconsentito a farmi tenere la tapparella del bagno chiusa quel tanto che basta; d'altronde quando vogliono possono accendere la luce, loro. Nella mia stanza invece, regna il buio come potete intuire dalla foto allegata. Vi ho spaventati, lo so.
E se non sono problemy questi..

I problemy non vanno in vacanza.

Perchè vi dico questo? mi assento un po' di giorni per una breve e spero proficua ''vacanza''.
Certa che non sentirete la mancanza del blog, vi comunico comunque che spero di tornare con nuove e numerose idee. :)
Chi più chi meno, mi mancherete.. tuttavia, conto di connettermi poco o quasi per nulla, ma di esserci per cellulare.
Serve proprio un momento di pausa.
(siamo appena a inizio anno ed è la seconda volta che lo dico!)

a presto
EM

Hate List: come uscirne vivi.

Da sempre vanto di essere quella che in una comitiva si distingue per LA ROMPICO**IONI.
Su alcune cose fondamentali non posso transigere.
Mi sembra doveroso stilare una hate list per rendere piacevole la vostra convivenza con me, per far sì che non possa pensare di voi cose cattive, per far sì che impariate subito a conoscermi e a sopportarmi, nonché ad apprezzare la mia presenza tra di voi.
Ergo, ENJOY e buona lettura.

1- odio che voi ordiniate da bere e io da mangiare e che poi senza educazione mi freghiate le patatine dal piatto. Le patatine le ho ordinate IO e se avevi fame -tirchieria a parte- ti compravi la tua porzione. E non venirmi a chiedere ''posso prenderne una?'' sicuro di riceve come inevitabile risposta ''sì certo'' perchè non ho problemi a rispondere ''ci devi solo provare'' con tanto di sguardo minaccioso. Amicizie storiche sono state compromesse.

2- ''Stasera andiamo a vederci un film io e te al cinema?'' ecco questa è la classica domanda trabocchetto. Sulla falsa riga di una proposta in realtà si cela un INVITO, ergo vengo e mi paghi il biglietto. E' la regola.

3- ''Stasera a cena io e te.'' su questa questione sono stati spesi fiumi di inchiostro, CHI PAGA IL CONTO? metà e metà, io la mia parte tu la tua? Dilemma che affligge tutt'ora le coppie ormai consolidate. Ci sta. ERRORE che non può commettere una coppia agli albori.
Conquistare una donna prevede un costo, prima te ne fai una ragione prima valuti bene se è il caso di fare figure di merxa. ''cadute di stile''' che saranno ovviamente spiattellate agli amici cari. Mi inviti a cena, che sia soli, che sia con amici, con colleghi, è buona regola che mi offri la cena. #galanteria

4- odio i fiori. in tutte le sue forme ed espressioni.
Fatti salvi i casi in cui questi accompagnino un regalo o una sorpresa inaspettata.

5- ''tieni questo è per te, è una cazzata eh, non pensare chissà che''
FRASE CHE MI URTA PROFONDAMENTE, per ragioni di inutile spiegazione.
L'italiano è uno strumento di precisione, ci sono modi e modi per dire ''ti ho preso un pensierino, spero sia da te gradito''.

6-odio i regali non incartati e non accompagnati da poche righe.
Non ci vuole nulla ad andare in un negozio e pagare, apprezzo di più un pensierino con un biglietto sincero che un regalo fatto senza ''tocco personale''. Per me è importante.

7- ''i peanuts fanno schifo'' = morte certa e dolorosa.
Morte indolore se almeno conosci la parola Peanuts al posto di ''snoopy e quelli là''.

8- odio i ritardi.
''ci vediamo alle 22:30'', alle VENTIDUE E TRENTA devi stare lì. Non ci sono scuse che tengano.

9- odio chi mi osserva mentre mangio.
Delicato è per me il momento del cibarsi, di conseguenza se mi osservi mentre mastico, mi indisponi incorrendo a sguardi e toni che resteranno memorabili nella tua esistenza.
Il tutto aggravato da discorsi con la bocca aperta e da masticazione rumorosa. Da evitare.

10- odio che mi si tocchi l'ombelico.

11- ''Che regalo vuoi per il tuo compleanno?'' E sotto scorrono le note di: http://www.youtube.com/watch?v=NbAokOk6mMY&feature=related
Se mi fai questa domanda è sicuramente perchè hai a cuore la mia felicità e te ne sono grata in anticipo. -1000punti se dopo che ti ho risposto ti presenti con una cosa diversa. Prima di farmi questa domanda, sappi in quale rischio incorri. 
D'altronde con qualsiasi cosa contenga la parola Peanuts vai sul sicuro!

12- l'imbecille di turno che chiede ''come è andato l'esame?'' e alla risposta ''bene grazie'' rincara la dose con ''e quanto hai preso?''

13- LA LUCE. IL SOLE. LE LAMPADE AL NEON. (spiegherò in un post apposito)

14- la mia bacheca di facebook è quasi sacra, pertanto sono da evitare commenti cretini a status seri, espressioni sgradevoli, tag insensati. Tutto ciò che non è di mio gradimento verrà immediatamente cancellato.

15- odio chi cammina trascinando i piedi. Mi avvicinerò silente e ti urlerò nell' orecchio di alzare quei ... di piedi!

16- lo snif snif continuo. Se hai il raffreddore, ti cola il naso o non so che altro, mi fai il piacere di chiedere un fazzoletto perché é un' abitudine che non tollero.

Oltre a questo vi assicuro che sono simpatica e a tratti melliflua.
Ma giusto a tratti, a seconda delle fasi lunari.
E voi, cosa odiate? scrivetemelo pure in un commento se vi va ;)

maggio 2012: questo post è stato scritto da una all'epoca cerebrolesa
Non fateci caso e ignoratelo.

L' uomo sogna di volare, a cavallo di una scopa.




Sono qui, sul balcone.
Ancora.

Un uomo indaffarato si volta, mi fissa.
Ora alza un braccio e sorride. Ciao.
Ha una scopa tra le mani.
Ma cos'ha da sorridere? Io sono qui che piango.
Ricambio.
No, troppo tardi ormai non può vedermi.

E' lì infondo alla strada indaffarato. Ancora.
Probabilmente una delle tante che percorre ogni notte,
una delle tante che continuerà a percorrere, è il suo lavoro.
Chissà quante volte avrà pensato ai sogni che aveva da ragazzino, così.
Mentre, centimetro per centimetro
i suoi pensieri volano oltre i kilometri di quell' asfalto
che si ritrova a calpestare da anni, è il suo lavoro.
E' pur sempre un lavoro.
Chi lo sa, magari voleva diventare un astronauta
o forse perdersi nell'immensità del mare
ma il destino ha deciso per lui; doveva restare con i piedi per terra.
Più volte amareggiato avrà pensato che il suo era un destino avverso,
ma per nulla al mondo gli avrebbe dato la soddisfazione di chiamarlo tale.

Non si è dato per vinto. Questo è sicuro.
Lo ha accettato. Comunque.
E' il suo lavoro, è pur sempre un lavoro.
E' un eroe per i suoi figli, sì, ora. Comunque.
E loro di sicuro dormono a quest'ora
mentre lui sebbene abbia una scopa tra le mani, sogna.
Esattamente come loro.

Sì perchè, i sogni, almeno questi
non dobbiamo chiederli a nessuno,
non ci vengono assegnati secondo chissà quale ingiusto criterio.
Per i sogni non esiste meritocrazia.
Li scegli e te li custodisci. Tuoi. Puoi.
E non importa se in un cassetto ci andranno anche larghi
o se lì resteranno chiusi per sempre.
Erano e resteranno solo tuoi, forse l'unica cosa
per cui vale la pena addormentarsi.
Ed ora mi chiedo.
Perchè quell'uomo si e fermato a sorridermi?
Forse voleva farmi capire che la vita per quanto triste e deludente possa essere,
è giusto che vada vissuta meno intensamente di un sogno.
Per quale assurdo motivo ha voluto attirare la mia attenzione?
Ha capito che ero lì che sognavo, e come da copione dovevo sorridere.

Non importa.
Domani, sii puntuale.
Stessa ora, stesso centimetro.


La foto ritrae il panorama dalla mia finestra, qualche ora dopo.

Infondo c'è di bello che si vive di ricordi.

Ogni tanto, purtroppo, bisogna ricordarsi che siamo stati messi a questo mondo per tribolare.
Quando sei piccola ti senti ripetere da alcuni che la vita è piena di problemi e che prima o poi, in un modo o nell'altro, ti ritroverai a viverli e dar loro inevitabilemente ragione.

In quel preciso istante non capisci cosa stanno cercando di dirti, ma un giorno ...
Se è vera la massima che l'avanzare dell' età è direttamente proporzionale alla gravità dei problemi, non mi resta che gettare la spugna.
Ma infondo si sa, se i problemi li affronti e ne esci vincente oltre a un sospiro di sollievo ti guadagni quel gradino che un domani (e ribadisco, domani) si presenterà solo come un brutto ricordo e una sofferta conquista; nel peggiore dei casi ti lascerà un'amara cicatrice, allora sei spacciato.
Ricordo che un giorno, fu lui a dirmi: " ..nella vita devi lottare per guadagnarti una sola cosa, l'indipendenza. E nn dar retta a chi indegue la libertà, la libertà non esiste."
Martin Luther King aveva ragione.
Ma non te ne rendi conto subito, prima devi soffrire un po'. Classico.
Mai rinnegare il passato. Lo dice una che di sbagli ne ha fatti, che di scuse ne ha chieste poche ma che in compenso di cose ne ha imparate.
Mai esserne così sicuri.
Facili e qualunquisti loquaci, obietterebbero ''imparare vuole dire assimilare concetti e farne sfoggio quando ci verranno richiesti."
Questione di prospettiva.

Ricordo, perchè infondo c'è di bello che si vive di ricordi, un giorno qualunque disperarmi per non aver mantenuto una promessa.
Sin da piccola la prima raccomandazione che ti senti fare è ''fai la brava,mi raccomando''; ecco, quel raccomando vuol dire tutto e non vuol dire niente.
Papà, Mamma. Come poteva una così impavida bambina come me, far testo a quella raccomandazione?
Come potrei star qui a raccontare se avessi ascoltato quelle parole?
Crescendo, la paura diventa il tuo peggior nemico.
Lo dice una che di esperienze azzardate ne ha fatte poche, se poi sommiamo le volte che sono scappata dalla finestra allora forse qualcosina in più posso vantarla.
La colpa è dei tuoi genitori, qualcuno oserebbe dire.
Ma quando cresci in una campana di vetro non te ne accorgi, non puoi saperlo.
E via con i viaggi, uno, due, tre. Devi crescere, ''così diventi responsabile'', ti dicono dall'alto della loro saggezza.
Vi dirò, quei viaggi mi hanno fatta sentire importante, anche se per pochi attimi.
Ho conquistato quella graduatoria, non una, non due, tre volte.
In compenso di gente ne ho conosciuta tanta.
Brava gente ma anche tanti sfigati, ed è questo il bello.
Dai secondi impari che si può essere meno tristi, che in confronto la tua vita è oro; dai primi ti sorge un dubbio, uno solo. E' questione di geni o fingono?

Il primo giorno tutti in tiro, devi fare una bella impressione, la prima è quella decisiva!
Ti senti ripetere allo sfinimento per quei 34km; un filo, che ti porterà ignara su una catapulta.
Arriva l'ultimo giorno, tanti bei ricordi, decine di costretti souvenirs comprati all' ultimo minuto, in valigia qualche maglietta all' apparenza stropicciata, qualche accenno di indipendenza e ultime ma non meno importanti: esperienze nuove che ti segneranno indelebilmente.
Ma non te ne accorgi subito.
Sarà il tempo a darti conferme, diceva il vecchio saggio.
Ed eccomi qua, quel fatidico momento è arrivato.
D'altronde si sa, più in alto si vola, più si fa rumore quando si cade.

Sì, viaggiare.

Come quella volta che tornai a Forlì e mi resi subito conto che non ci volevo stare. Sette estenuanti ore di treno. Ennesimo viaggio, ennesimo calvario.
Negli anni mi sono bene attrezzata per combattere la noia: nintendo ds, film, pc, musica e ultimo e meno importante IL libro (di diritto stavolta) che facendo parte della categoria 'libro universitario' è quello su cui ho maggiore esitazione quando si tratta di decidere se metterlo in borsa o in fondo alla valigia. Come se non bastasse, ad allietarti il viaggio ci sono i soliti trogloditi che avendo lasciato galateo e buona educazione a casa, salgono sul treno pensando di essere allo zoo e di dare libero sfogo alla maleducazione.

Questa volta nella classifica dei primi 3 rompi..vagoni (come li chiamo io!) abbiamo: la ragazza che pensa di avere più fretta di te e di giustificare così il fatto che a momenti ti ammazza pur di salire sul treno, l'anziana signora che per passare il tempo digita a caso per tutta la durata del viaggio la tastiera del cellulare (ignara del fatto che ha il tono tasti attivato e al massimo!!), la signora che pensa di essere ad un ritrovo di miracolati e che a me, e a tutti gli altri, importa sapere come ha trascorso la settimana a Medjugorje. No eh! Alla prima spieghi gentilmente che deve rispettare la fila e le assicuri che il treno non parte prima che tutti siano a bordo (santa pazienza), alla seconda chiedi gentilmente di fare silenzio come richiesto dal capotreno, alla terza... bè, alla terza evito di dirvi cosa ho risposto. La gentil donzella non è la sola, vi è mai capitato di essere in coda e arriva il genio di turno che vi viene addosso prepotentemente con tutta la valigia perché deve passare per primo. Ecco, è a queste persone (dopo 3 anni ho perso il conto di quante) che voglio dedicare queste mie dolci parole:

Le mie maledizioni ti si attaccheranno alla maniglia del trolley, alle cerniere e sotto le ruote.
Ti auguro di scendere prima che il treno sia completamente fermo, di perdere momentaneamente la vista e gettare dal finestrino il biglietto al posto delle cartacce, di scendere in Afghanistan anziché a Crotone, di incastrare il tacco nella griglia e che gli altri attorno a te abbiano fretta.
Ti auguro di conservare oggetti di valore nella tasca frontale della valigia incustodita, aperta.
Ti auguro di oltrepassare la linea gialla nel momento esatto in cui passa un tav, di trovare la porta fuori servizio arrivata in Afghanistan e dover aspettare la prossima fermata, a Mosca; di arrivare in tempo per l'era glaciale, di aver lasciato i viveri a casa, di dover viaggiare in piedi, di soffrire di colite e trovare il bagno perennemente occupato e lurido.
Infine mi auguro che ti escano solo bestemmie di risposta, al controllore che reclama il biglietto.

Fagocito ergo sum.


Provare imbarazzo davanti a tua madre mentre ti guarda che finisci di sciacquare e asciugare due (falliche) zucchine.

Le tanto attese vacanze natalizie sono purtroppo giunte al termine.
L' idea di raccogliere le millemila cose sparse per la casa e disporle in valigia (vedi tetris) con un minimo di criterio logistico, mi mette ansia.
Ansia che sommata alla voglia di prolungare le mie vacanze a Turi, fa sì che le 48ore che mi separano dalla partenza diventino vere e proprie zavorre.
Chi non mi ha sentito dire per tutto dicembre ''Non vedo l'ora di scendere.Devo mangiare!!!''?
Proprio chi mi conosce sa quanto quanto amo mangiare, quanto me ne frego della linea (vorrei ben vedere!!) e di quanto poi me ne pento a sazietà raggiunta.
Lo stare a Forlì e l' essere negata tra i fornelli fa sì che nell' arco di soli 30 gg si presenta (con una puntualità disarmante) il BISOGNO di tornare a casa per essere coccolata e per gustare le prelibatezze di mamma.

Mia madre è disperata. Continua a spronarmi ma di imparare a cucinare proprio non ne ho voglia (nè forza). Il motivo è solo uno: non sono paziente.
L'idea di dover preparare, attendere, mangiare masticando bene e (soprattutto) pulire...
Prima non era così.
Quando frequentavo il liceo seguivo un' alimentazione equilibrata (e supervisionata oserei dire!!) e sfioravo la soglia dell' inappetenza. Cosa sarà successo?
Ricordo lo sdegno con cui mangiavo pasta e cavoli (la temuta pasta e cavoli!!) e le urla di mia madre che si premurava tanto di farmi trovare il piatto caldo e appena cucinato, al mio ritorno da scuola.
Avevamo raggiunto un accordo dopo le mie continue lamentele.
Dal momento che il liceo dista da casa appena 15min in auto, dovevo farle lo squillo appena uscivo (e metteva l'acqua sul fuoco) e lo squillo a 5min (che corrispondevano a un edificio preciso del paese) restanti al mio arrivo (e lei calava la pasta).
Voi siete matte, penserete.
Una pianificazione e una pazienza (la sua) degna di premio ''Miglior mamma del mondo'', conseguito ogni anno. Per anni. Il motivo di tutto sto sbattimento?
Odiavo la pasta riscaldata, esigevo il piatto appena cucinato. Specifico.
Per piatto riscaldato si intende che non volevo la pasta cotta appena 15min prima, per mio fratello che rietrava prima di me.
Quante volte ho sbuffato alla frase ''se tu stessi in Africa...se tu vivessi in tempi di guerra, non saresti così viziata!!''. Sbuffavo. Che darei ora per sentire la voce di mia madre a Forlì.
Ora fortunatamente sono cambiata al punto tale che ''cucino'' cose (chiamarle pietanze sarebbe troppo) la cui preparazione e cottura non superano i 10min e me le faccio andare bene.
Devono andarmi bene. Ho poco tempo e poca voglia.
Adesso, pasta e cavoli è oro ai miei occhi e mamma si diverte (incredula) a guardare con quanto desiderio mangio piatti che prima non volevo neanche sentire nominare (vedi minestrone). :)

Si cambia.
Si cambia e si apprezzano (a distanza!!) quei piccoli gesti che prima ci sembravano scontati, dovuti. Gesti che ora ti mancano al punto tale che spesso ti ritrovi a dire ''ma io stavo tanto bene a casa. Chi me l'ha fatto fare!!''.
Per tante cose e non solo perchè a Turi c'è mamma che mi vizia.
Per tante cose tornerei a Casa, anche solo per volere a mia madre quel bene che prima non le volevo.


Anno nuovo. Stessa vita.

Che poi ti trovi a cambiare calendario e ti prende quel groppone allo stomaco.
E' l'esigenza. L'esigenza di tirare un sospiro e anche le somme su quanto fatto e quanto avresti dovuto fare e non hai fatto.
Presa da un iniziale sentimento di presunzione (che è solito contraddistinguermi) ero decisa a rendervi partecipi solo degli eventi positivi accaduti così da suscitare in voi, invidia. Invidia che ai miei occhi si sarebbe trasformata in punti stima.
Tuttavia mi sono subito resa conto che non sarebbe stato un bel modo di presentarsi, nè di iniziare l'anno godendo di un sentimento tanto bistrattato e discusso come l'invidia.
Che poi al giorno d' oggi la stima che la gente ha di qualcuno si misura dalla popolarità e dagli apprezzamenti su facebook; ma questa è un' altra storia.
365 giorni sono passati e se cominciamo a togliere 8ore dedite al riposo a ciascuno di questi, che nel mio caso arrivano sino a 10-12, ci resta ben poca roba. (il riposo è importante, non biasimatemi, 12 ore per essere pimpante nelle restanti 12. Forse.)
Posso tuttavia, difendermi dicendo che l'anno scorso, appunto, ho passato 24 intere ore sveglia per terminare la 4^ serie di Kyle XY.
E so' soddisfazioni. Detto questo ne restano 364.
Ve lo confesso subito, non mi è successo nulla di esaltante. Tutto quello che leggerete a partire da adesso non conterrà nè rivelazioni scottanti nè numeri vincenti.
Se avete il pollo nel forno, la pasta sul fuoco, un acquisto importante online da confermare o un farmaco vitale da prendere, mettete da parte il mio blog e continuate pure.
Se dovessi quantificare in stelline la sfortuna che mi ha colpita quest'anno passato direi ☆☆☆☆.
Mi sento un po' Paolo Fox in questo momento.

Salute ☆☆☆☆.
Se togliamo che rischiavo di finire in ospedale qualora la tipa che mi ha investita ci avesse messo più determinazione, di amputarmi un dito, di cadere in depressione post delusione d'amore e qualche raffreddore recidivo...tutto sommato ho goduto di ottima salute e la palestra ha dato i suoi risultati (spero di poter dire lo stesso il 31/12).

Amore ☆☆.
L'amore è quando capisci che è ora di andare.
Quando ti capita di convincerti che lui capirà cosa ha perso e busserà alla tua porta con sottofondo ''Sabato pomeriggio'' di Baglioni. Essì.

Lavoro ☆.
Bella l'università sì sì. In compenso ho iniziato la palestra, pure questo è lavorare.

Amicizia ☆☆☆.
Io quasi quasi direi ''bbella mmerda'' e chiuderei. Ma non voglio lasciarvi l'amaro in bocca.
Insomma tante nuove amicizie, tanti motivi per cui gioire insieme, tante ore passate ad ascoltare, poche ad accettare consigli; tuttavia alcune amicizie sono terminate e non so descrivervi il senso di soddisfazione collegato a questi avvenimenti, per quanto nefasti essi siano. So' stronza lo so.

Dunque, inesorabile cambio calendario, uno strappo netto al sofferente 2010; stavolta no eh, non mi lascio travolgere da progetti, aspettative e voglia di strafare che come al solito si esaurisce alla prima metà dell'anno.
Buon anno a tutti e... ENJOY :)

Emy...presento.

Sin da piccoli ci insegnano a presentarci, nascondendo il broncio e optando per poche e superficiali parole che solitamente si esauriscono in come ci chiamiamo, quanti anni abbiamo e che scuola frequentiamo. Nonostante non sia più in tenera età, cercherò di limitarmi in poche righe giacché una presentazione mi pare doverosa.
Mi chiamo Emy, ho 23 anni e frequento la facoltà di Economia e Commercio a Forlì; sfrontata, cinica, pretenziosa e scorbutica con un' insana passione per la lettura.
Crescevo fino a qualche anno fa a Turi, un paesino di 12 mila anime circa, situato tra Cerere e Plutone; ironia a parte, in provincia di Bari.
Il destino e decisioni poco razionali quindi, hanno fatto sì che a maturità conseguita mi trasferissi in Emilia Romagna per studio (versione ufficiosa) e indipendenza. Se indipendenza si può chiamare, questa.
L' iniziale entusiasmo è andato via via scemando a causa della dimestichezza tra i fornelli che mi manca, di un' inaspettata nostalgia di casa e dell'affetto fino ad allora sottovalutato dei miei genitori, della mancanza quasi totale di vere amicizie in una nuova città e dei pensieri cupi che spesso ti assalgono quando ti interroghi sulle scelte fatte.
638km sono tanti e sono sempre più convinta che occorre avere il fisico per essere una studentessa fuori sede. Un fisico che, ahimè, mi manca.
Sin da bambina alla domanda ''Cosa vuoi fare da grande?'' prontamente rispondevo ''la scrittrice'', tuttavia esitavo sul resto, colore, numero, fiore preferiti. Inventavo gusti più o meno fittizi, ma su quel punto non avevo dubbi: agognavo questo avvenire ad esclusione di qualsiasi altro.

Ed eccomi qui, con un modesto numero di esperienze da raccontare, un libro in cantiere, problemy, perplessità da condividere e un blog appena iniziato.
Che la costanza sia con me e la curiosità con tutti voi. Amen.
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