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Fagocito ergo sum.


Provare imbarazzo davanti a tua madre mentre ti guarda che finisci di sciacquare e asciugare due (falliche) zucchine.

Le tanto attese vacanze natalizie sono purtroppo giunte al termine.
L' idea di raccogliere le millemila cose sparse per la casa e disporle in valigia (vedi tetris) con un minimo di criterio logistico, mi mette ansia.
Ansia che sommata alla voglia di prolungare le mie vacanze a Turi, fa sì che le 48ore che mi separano dalla partenza diventino vere e proprie zavorre.
Chi non mi ha sentito dire per tutto dicembre ''Non vedo l'ora di scendere.Devo mangiare!!!''?
Proprio chi mi conosce sa quanto quanto amo mangiare, quanto me ne frego della linea (vorrei ben vedere!!) e di quanto poi me ne pento a sazietà raggiunta.
Lo stare a Forlì e l' essere negata tra i fornelli fa sì che nell' arco di soli 30 gg si presenta (con una puntualità disarmante) il BISOGNO di tornare a casa per essere coccolata e per gustare le prelibatezze di mamma.

Mia madre è disperata. Continua a spronarmi ma di imparare a cucinare proprio non ne ho voglia (nè forza). Il motivo è solo uno: non sono paziente.
L'idea di dover preparare, attendere, mangiare masticando bene e (soprattutto) pulire...
Prima non era così.
Quando frequentavo il liceo seguivo un' alimentazione equilibrata (e supervisionata oserei dire!!) e sfioravo la soglia dell' inappetenza. Cosa sarà successo?
Ricordo lo sdegno con cui mangiavo pasta e cavoli (la temuta pasta e cavoli!!) e le urla di mia madre che si premurava tanto di farmi trovare il piatto caldo e appena cucinato, al mio ritorno da scuola.
Avevamo raggiunto un accordo dopo le mie continue lamentele.
Dal momento che il liceo dista da casa appena 15min in auto, dovevo farle lo squillo appena uscivo (e metteva l'acqua sul fuoco) e lo squillo a 5min (che corrispondevano a un edificio preciso del paese) restanti al mio arrivo (e lei calava la pasta).
Voi siete matte, penserete.
Una pianificazione e una pazienza (la sua) degna di premio ''Miglior mamma del mondo'', conseguito ogni anno. Per anni. Il motivo di tutto sto sbattimento?
Odiavo la pasta riscaldata, esigevo il piatto appena cucinato. Specifico.
Per piatto riscaldato si intende che non volevo la pasta cotta appena 15min prima, per mio fratello che rietrava prima di me.
Quante volte ho sbuffato alla frase ''se tu stessi in Africa...se tu vivessi in tempi di guerra, non saresti così viziata!!''. Sbuffavo. Che darei ora per sentire la voce di mia madre a Forlì.
Ora fortunatamente sono cambiata al punto tale che ''cucino'' cose (chiamarle pietanze sarebbe troppo) la cui preparazione e cottura non superano i 10min e me le faccio andare bene.
Devono andarmi bene. Ho poco tempo e poca voglia.
Adesso, pasta e cavoli è oro ai miei occhi e mamma si diverte (incredula) a guardare con quanto desiderio mangio piatti che prima non volevo neanche sentire nominare (vedi minestrone). :)

Si cambia.
Si cambia e si apprezzano (a distanza!!) quei piccoli gesti che prima ci sembravano scontati, dovuti. Gesti che ora ti mancano al punto tale che spesso ti ritrovi a dire ''ma io stavo tanto bene a casa. Chi me l'ha fatto fare!!''.
Per tante cose e non solo perchè a Turi c'è mamma che mi vizia.
Per tante cose tornerei a Casa, anche solo per volere a mia madre quel bene che prima non le volevo.


3 commenti:

  1. Ciao Emy,
    mi ha fatto molto sorridere e, devo ammettere, anche commuovere quello che hai scritto :)
    Purtroppo siamo abituati a lamentarci sempre, e solo quando le cose (beh, certe :D ) non le abbiamo più ne sentiamo la mancanza...

    RispondiElimina
  2. è ingiusta sta cosa che apprezziamo il valore delle cose quando non le abbiamo... :(

    RispondiElimina
  3. già...
    tu pensa che il tempo per riflettere è lo stesso; rifletti dopo, ci impieghi tot tempo... rifletti prima ci impieghi lo stesso tot tempo...
    ma il risultato è diverso...
    che strano, vero? :')

    RispondiElimina

mi vuoi dire qualche cccosa?

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